Riccardo Viti era consapevole di quello che stava facendo. Si è reso conto che la vittima delle sue sevizie sarebbe morta, ma non ha fatto niente per salvarla. Anzi, è fuggito, lasciandola agonizzante, legata a una sbarra in una strada della periferia di Firenze, a Ugnano. L’interrogatorio di convalida del fermo ha convinto il gip di Firenze, Anna Donatella Liguori, che l’idraulico fiorentino deve restare in carcere. Le accuse sono omicidio volontario (per dolo eventuale) aggravato dal fatto che è avvenuto in conseguenza di una violenza sessuale, e sequestro di persona.

Per il gip, Viti è capace di intendere e volere. Le sue dichiarazioni dimostrano lucidità e coerenza. Lo prova la circostanza che davanti al giudice ha ripetuto il racconto fatto al pm Paolo Canessa il giorno in cui venne fermato dalla polizia. “Mi implorava di smettere“, ha detto ricordando le urla di Andreea Cristina Zamfir, 26enne romena Viti, però, ha continuato. Quando ha capito quello che aveva fatto, il suo timore è stato principalmente per le conseguenze che ci sarebbero state sulla sua famiglia: “Ho subito pensato ai miei genitori”, ha detto al giudice.

Presto per Viti sarà presentata una nuova richiesta di misura cautelare in carcere. Stavolta riguarderà le prostitute che ha seviziato prima di Andreea Cristina. Le ha violentate, le ha legate e seviziate. Ma non le ha uccise. Gli investigatori hanno già raccolto almeno 10 denunce, sparse fin dal 2006 negli uffici delle procure di Firenze e Prato.

Ma i racconti di Viti vanno ancora più indietro nel tempo. L’ipotesi, quindi, è che altre prostitute abbiano avuto a che fare con le sue manie, ma che non abbiano presentato denuncia. Al pm e al gip Viti ha descritto una sorta di escalation: ispirato dai giornaletti pornografici, intorno al 2000 ha cominciato a infliggere alle prostitute giochi erotici spinti, che con gli anni si sono fatti sempre più violenti. Le prime segnalazioni a carabinieri e polizia sono arrivate quando c’è stato un crescendo di ferocia, nel 2006.

Oltre ai racconti di Viti, cominciano ad arrivare anche quelli delle lucciole che finora avevano taciuto. “Mi ha seviziato – ha detto una di loro al suo legale, l’avvocato Nicodemo Gentile – sarei morta anch’io se non si fosse messo in allarme per un rumore di passi e per l’abbaiare di un cane”. Viti è in carcere a Sollicciano, in isolamento. Secondo il suo difensore, l’avvocato Alessandro Benelli, “darebbe la sua vita per poterla ridare a quella ragazza”. Anche al gip ha detto di essere pentito: “Vorrei poter tornare indietro”. Intanto il pm ha dato il via libera alla sepoltura di Andreea Cristina. Domani (13 maggio), alle 15, a Firenze si celebrerà il funerale con rito ortodosso. Il feretro sarà sepolto il 14 maggio nel cimitero di Montesarchio (Benevento), dove abitano la madre e la sorella della giovane romena.

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