Cosa c’entrano i tornado con le trivelle e bretelle? Il nesso sembra lontano, invece è molto più vicino di quel che sembra. Vediamo come e perché.

Anzitutto, una lunga serie di calamità meteorologiche, oltre ad altre ancora più gravi come il terremoto, continua a colpire l’Emilia Romagna ed in particolare il modenese. Perché? Solo sfortuna?

In realtà, se andiamo a ben guardare, molte zone d’Italia (e non solo) negli ultimi tempi sono state colpite, anche più volte, da temporali forti, nubifragi, alluvioni e via dicendo. Spulciando le cronache se ne trova traccia; per esempio, in questi giorni il padovano colpito da vasti allagamenti, ed ecco che scopriamo che anche il Veneto è stato colpito da più alluvioni e disastri negli ultimi tempi, dall’alluvione del vicentino nel 2010 ai tornado a Venezia nel giugno 2012; per non parlare della Liguria e della costiera adriatica, ed ora anche le Marche, già alluvionate nel 2011, 2012, 2013 e nuovamente in questi giorni!

Perfino posti simbolo della buona gestione dell’ambiente, come l’Alto Adige e la Val d’Aosta, vedono franare intere montagne ricche di boschi!

Nello specifico dell’ultimo tornado, non è del tutto casuale che più o meno siano state colpite nella stessa stagione (la primavera, stagione tipica dei temporali intensi) le stesse aree, in quanto la complessa convergenza dei venti che favorisce, meteorologicamente, la formazione di questi fenomeni è tipica, per ragioni orografiche, della media e bassa pianura. Non sono una novità assoluta, i tornado, ma ora stanno diventando vistosamente più frequenti e violenti; l’estremizzazione dei fenomeni per i cambiamenti climatici scatenati dal global warming è qui oggi; non è un problema di future generazioni o di orsi polari ma nostro, delle persone e dell’economia, che ne subiscono i danni che, paradossalmente e (fino ad alcuni anni fa) inconsapevolmente, abbiamo scatenato con l’uso sconsiderato dei combustibili fossili che sono il motore della nostra società.

Giusto un anno fa dicevamo della concentrazione di CO2 in atmosfera che ha sfondato le 400 ppm ed ormai praticamente tutta la comunità scientifica riconosce che l’origine è di tipo antropico, cioè è causata dalle attività umane. Quest’anno la “soglia psicologica” delle 400 ppm è stata superata non per un singolo giorno, ma per un intero mese. Il tutto, incredibile, parte da numeri piccoli che diventano giganti per gli enormi consumi e sprechi planetari e nostrani. Un litro di benzina produce 2,4 kg di CO2, un m3 di gas 1,8 kg di CO2.

Eccoci così alle trivelle: ogni volta che estraiamo petrolio o gas produciamo quei numeri di cui sopra per unità di prodotto. Per esempio dal pozzo del Cavone di San Possidonio dal 1980 sono state estratte 2,8 milioni di tonnellate di greggio, che una volta bruciati hanno prodotto circa 8 milioni di tonnellate di CO2. Il vero pericolo e danno delle trivelle, a nostro avviso, non sono i terremoti, su cui è pur giusto avere attenzione, ma i danni ambientali e ancor più i cambiamenti climatici.

Intendiamoci, non è (per ora) possibile attribuire un singolo fenomeno ai cambiamenti climatici, anche se quello che succede è proprio quel che ci si aspetta col global warming; men che meno è possibile stabilire da quale fonte di emissione di gas serra dipenda un tornado o un alluvione. Molti danno la “colpa” alla Cina, ma in realtà l’effetto della CO2 è a scoppio ritardato, probabilmente ora “paghiamo” gli effetti delle emissioni di 20-30-40 anni fa o addirittura dell’inizio era industriale, dunque scatenate dai paesi occidentali.

Difficile accettarlo, ma i “responsabili” di quel che sta succedendo siamo anche noi stessi (incluso noi che scriviamo). È difficile stabilire come uscirne senza mettere fortemente in discussione il nostro modello di sviluppo ed i nostri stili di vita. Certo, e qui veniamo alle bretelle, e il riferimento è nuovamente al prolungamento dell’autostrada del Brennero fino a Sassuolo, se errare è umano perseverare è diabolico.

Per evitare che il nostro mondo sia, in futuro, devastato dai cambiamenti climatici occorre agire con serietà e coerenza, sia con azioni locali che con politiche internazionali. E promuovere la green economy pensando a “uso degli idrocarburi sostenibile”, o al “carbone pulito”, o con nuove autostrade mitigate da quattro alberelli (spesso poi rinsecchiti, vedasi a fianco Tav) è un ossimoro e soprattutto incoerente. Insomma, mobilità sostenibile e fonti rinnovabili non sono mediabili con nuove autostrade e trivelle.

La crisi climatica ed energetica (ricordiamo che siamo sull’orlo del baratro del peak oil) non sono problemi a sé, ma sono sintomi di un sistema che non va e che comunque, così come è non ha più prospettive.

Questi temi, clima in particolare, sono quasi completamente fuori dalla campagna elettorale, sia delle elezioni amministrative che Europee, o spesso affrontati in modo superficiale, come se bastasse una bella ciclabile per le scampagnate per fare ambiente.

Cercasi disperatamente politici che affrontino in modo serio e coerente questi problemi, ma anche cittadini disposti ad accettare una transizione ad una società diversa da quella di oggi.

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