L’Alfa Romeo in America, la Jeep in Cina: il progetto di un gruppo Fiat Chrysler sempre più globale passa anche dall’espansione dei marchi in territori nuovi, e Jeep e Alfa Romeo sono stati chiamati in prima linea dall’amministratore delegato Sergio Marchionne. Il gruppo ha approfittato dei due Saloni di aprile, New York e Pechino, per mettere dei nuovi punti fermi nella loro storia. New York segna il ritorno dell’Alfa Romeo negli Stati Uniti, dopo che il marchio era stato ritirato dall’altra sponda dell’Atlantico nel 1995. E Pechino vede il ritorno produttivo della Jeep in Cina: il brand americano fu il primo, nel 1983, a insediarsi industrialmente nel Paese, per poi interrompere le operazioni nel 2006.

 Al Salone di New York, in realtà, è stata esposta soltanto l’Alfa Romeo 4C, un prodotto di nicchia costruito in un numero limitato di pezzi, 3.500 l’anno, di cui solo un migliaio sarà venduto negli States, attraverso i migliori concessionari Maserati e Fiat. Ma la presenza di un’Alfa a un Salone americano – manca dagli stand dal 1992 – è importante per una questione di immagine: apre la strada al debutto dei futuri modelli del Biscione, fra cui dovrebbero figurare anche una Suv che sarà assemblata a Torino e una berlina media, chiamata per ora Giulia. Parlando dei piani Alfa Romeo, il condizionale è d’obbligo, come dimostrano i numerosi cambi di programma degli ultimi anni: solo per fare un esempio, la roadster che il gruppo sta sviluppando con la Mazda molto probabilmente non sarà più marchiata Alfa, ma Fiat o Abarth. Il 6 maggio, da Detroit, Marchionne dovrebbe fare chiarezza una volta per tutti sui prodotti in cantiere per i prossimi anni.

Altro Continente, altro ritorno: al Salone di Pechino la Jeep ha esposto tutti i suoi modelli, fra cui la nuova piccola Renegade svelata un paio di mesi fa. Proprio a Pechino la Jeep ha annunciato di aver finalmente esteso l’accordo di collaborazione con la GAC (Guangzhou Automobile Company) alla “produzione in loco di tre nuovi modelli del marchio Jeep per il mercato cinese, che si aggiungeranno alla gamma di Suv Jeep attualmente disponibili sul mercato cinese come prodotti di importazione”. Era da più di un anno che le parti lavorano al progetto, per la cui realizzazione sarà anche costruito un nuovo stabilimento a Guangzhou. La Cina è strategica per il marchio Jeep, dato che è il suo secondo mercato dopo gli Stati Uniti: l’anno scorso, il Paese ha assorbito 60.000 unità (+29% rispetto al 2012), nonostante le pesanti tasse che gravano sui prodotti d’importazione. Fin dalle prime fasi dell’integrazione fra i gruppi Fiat e Chrysler, Marchionne ha avuto in mente di mettere a frutto la fama del marchio Jeep per soddisfare la crescente richiesta mondiale di fuoristrada e crossover: quest’anno, il marchio dovrebbe raggiungere il milione di unità vendute globalmente, dopo aver chiuso il 2013 con il record di 731.000 esemplari venduti.

In Cina stenta, invece, il marchio Fiat, che ancora non sembra avere trovato la sua dimensione. Nel Paese, il marchio vende la 500 – carissima, poiché importata – e due modelli costruiti localmente sempre grazie alla joint-venture con la GAC: la berlina Viaggio e la sua versione a due volumi, la Ottimo. Entrambe nascono sul pianale dell’Alfa Romeo Giulietta e sono destinate al solo mercato interno. La Viaggio è in vendita da un anno e mezzo, ma i risultati sono deludenti: 47.000 auto vendute nel 2013, quando le previsioni erano di 100.000. Ed era comunque un obiettivo modesto in un mercato, come quello cinese, da 22 milioni di auto l’anno.

 

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