Il testimone di giustizia Rosario Puglia, proprietario delle Cantine Don Saro, da oltre sei mesi deve percepire una prima tranche di 800mila euro, a titolo risarcitorio, dal commissario antiracket del Governo. Ma al momento non è arrivato un euro e ora l’azienda vinicola di Linguaglossa (Catania) rischia il fallimento. Il Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia –  con ordinanza immediata ha stabilito che l’azienda deve percepire 800mila euro con fideiussione o 420mila senza fideiussione, per i danni pregressi legati all’attività di testimone di giustizia del titolare stimati in circa 3 milioni di euro dalla prefettura di Catania. Verdetto ribadito il 19 marzo dal Cga che ha categoricamente ordinato di adempiere entro 30 giorni all’erogazione del finanziamento nominando anche un commissario ad acta. 

Puglia sei anni fa si è ribellato al sistema criminale presente sul territorio, denunciando un giro di usura nei suoi confronti. Grazie a lui sono stati arrestati esponenti vicini al clan Santapaola-Ercolano e al clan Laudani ed è stata avviata un’indagine per usura bancaria a carico di funzionari di Banca Nuova. Ma la mafia non è stata a guardare ed ha reagito. “Ho subito numerose minacce, incendi dolosi in azienda – racconta Rosario – e la mia attività economica stenta a decollare: in pochi si azzardano a comprare il mio vino. La prefettura nel novembre 2011 ha comunicato al commissario antiracket il nulla osta della Provincia di Catania all’erogazione di un mutuo a tasso zero, con la stessa nota anche il nucleo di valutazione della Prefettura riteneva congrua la richiesta. Nonostante ciò il commissario antiracket Elisabetta Belgiorno dopo circa un anno ha espresso il proprio diniego per l’elargizione del mutuo, per questo ho fatto ricorso al Tar ed il Cga Sicilia, in attesa della sentenza, in via cautelativa ha stabilito a settembre scorso che il commissario straordinario del Governo avrebbe dovuto elargire questa prima tranche di finanziamento. Sono passati oltre sei mesi – prosegue Rosario – ho anche delle commesse in corso che senza questi soldi non posso rispettare. Con i miei avvocati abbiamo deciso quindi di denunciare il commissario antiracket per omissione d’atti d’ufficio”.

Situazione insostenibile per le Cantine Don Saro, tanto che i dipendenti stanno protestando da giorni davanti alla Procura di Catania per ottenere ciò che spetta loro di diritto e per scongiurare il rischio che uno Stato “distratto” li lasci in mezzo a una strada. Non è facile decidere di ribellarsi alla mafia in Italia, Rosario ne sa qualcosa e per anni, come tanti altri imprenditori che non hanno piegato la schiena, si è sentito “abbandonato, tradito”, da quello Stato che aveva deciso di aiutare, con tutti i rischi che ne conseguono. Lui, come tanti altri imprenditori, ha subito e subisce continue vessazioni, sentitosi abbandonato in passato ha tentato anche il suicidio ma dopo oltre 5 anni dalla prima denuncia vede uno spiraglio di luce, non vuole arrendersi ed ha iniziato ad interessarsi a sua volta degli imprenditori nelle sue stesse condizioni diventando il responsabile della Sicilia per l’associazione “I cittadini contro le mafie e la corruzione”. “Io e altri cittadini come me – conclude Rosario – ho bisogno di sentire vicine le istituzioni che ho deciso di aiutare ribellandomi alla mafia”.

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