Fuori il vescovo dalla scuola. A lasciare alla porta monsignor Corrado Pizziolo è stata la dirigente della scuola primaria di Brugnera, nel Pordenonese.

La prassi che durante le visite pastorali dei vescovi s’incontrino anche i bambini è stata smontata da Armida Muz, che di fronte all’invito della diocesi a fissare un incontro, ha preferito declinare la proposta. Stavolta ha vinto la laicità. I bambini cattolici di Brugnera potranno incontrare il vescovo al catechismo, in chiesa o dove vorranno, ma non tra i banchi. Almeno questa era l’intenzione. Perché, secondo quanto riportato dal quotidiano La Tribuna di Treviso, la decisione della preside avrebbe scatenato il finimondo. Non oso immaginare il chiacchiericcio e le lotte tra guelfi e ghibellini che si saranno scatenate in questi giorni pasquali sotto i campanili della diocesi di Vittorio Veneto. Ad interessarsi alla questione è intervenuta persino l’amministrazione comunale e l’intero consiglio comunale che con una lettera hanno invitato la dirigente a fare retromarcia. E alla fine, il vescovo, grazie all’intervento del consiglio d’istituto, andrà nella scuola primaria di Brugnera.

Non sappiamo se ad accoglierlo ci sarà la dirigente Armida Muz, ma è certo che quanto accaduto a Brugnera solleva una questione non di poco conto. Viene, infatti, spontanea una domanda: cosa sarebbe accaduto se anziché il vescovo, fosse stata programmata la visita dell’imam? Fin da quando ero piccolo, in occasione della visita pastorale del pastore della diocesi, era scontato l’incontro con i bambini così come quello nelle fabbriche senza considerare che un minore non ha la possibilità di scegliere se partecipare o meno all’evento con un’autorità religiosa. Certo, possono scegliere i genitori per lui, ma in quest’Italia bigotta, spesso, anche mamma e papà preferiscono soccombere alla decisione dell’autorità piuttosto che contrastarla. Mia madre e mio padre non si sono mai chiesti se fosse positivo o meno per me ascoltare le parole di Sua Eccellenza.

La Costituzione ci ricorda che “la scuola è aperta a tutti”, non solo ai bambini cristiani cattolici. Se fossi stato il dirigente di quella scuola avrei proposto a Monsignor Pizziolo, un incontro interreligioso con la presenza di un imam, di un rabbino o di una guida spirituale indiana. Non avrei chiuso le porte al vescovo, ma le avrei spalancate a tutti. La scuola non ha bisogno di chiudersi su se stessa, ma di aprirsi.

Più volte, pur essendo ateo, nella mia esperienza ho chiamato a parlare nelle mie classi dei missionari affinché portassero la loro esperienza in terre lontane. Non so che cosa avesse da dire il monsignore di Vittorio Veneto, ma non gli avrei vietato a priori l’ingresso.

Va inoltre detto che nel 2011, è intervenuto con un decreto anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha respinto un ricorso dell’Uaar, Unione degli atei e agnostici razionalisti,  sulla questione delle visite pastorali dei vescovi. La prima carica dello Stato era intervenuta a seguito delle polemiche nate nel 2007 dopo la visita di monsignor Franco Agostinelli, vescovo di Grosseto, in una scuola. Il Consiglio di Stato aveva fatto appello all’autonomia delle istituzioni scolastiche consentendo agli organi collegiali di programmare “anche incontri con le autorità religiose locali, rappresentative della comunità sociale e civica con cui la scuola pubblica è chiamata ad interagire”.

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