We thought our world had come to an end. People would go to the beach and just cry. No waves. Just that thick goo on the flat water.

Dai ricordi dei cittadini di Santa Barbara

Si celebra oggi l’Earth Day in tutto il mondo: secondo il sito Earthday.org circa un miliardo di persone celebreranno il pianeta e la necessità di salvarlo. Si spegneranno le luci, si parlerà di rinnovabili, di risorse della Terra che non bastano per tutti, e della necessità di vita più sobria, specie per noi occidentali.

Il primo Earth Day fu celebrato il 22 Aprile 1970, per volontà del senatore democratico Gaylord Nelson del Wisconsin che decise di sensibilizzare la nazione sulla necessità di proteggere l’ambiente. Nelson era un ardente amante della natura e già durante la presidenza Kennedy aveva iniziato ad interessarsi a temi ambientali. Era contro la guerra in Vietnam, a favore dei diritti civili e della giustizia sociale.

Ma perché l’Earth Day?

Il catalizzatore che lo spinse fu lo scoppio della piattaforma petrolifera detta Platform A nei mari di California, a Santa Barbara nel 1969, e lo sgorgare di circa dieci milioni di litri di petrolio e fanghi di perforazione in mare per ben 11 giorni. L’indomani dello scoppio, Gaylord Nelson si recò a Santa Barbara per toccare con mano la devastazione ambientale petrolifera.

Il senatore fu cosi colpito da quell’evento che non solo creo’ l’Earth Day l’anno successivo, ma fu anche il catalizzatore di tutto ciò che venne sulla scia dello scoppio di Santa Barbara: la creazione dell’Environmental Protection Agency (Epa), una sorta di Ministero dell’Ambiente, il National Environmental Policy Act (Nepa), che richiede la partecipazione pubblica in tutti i progetti di alto impatto ambientale, il primo dipartimento di studi ambientali presso l’Università di Santa Barbara, il Clean Water Act, legge federale approvata da Richard Nixon, la California Coastal Commission e la California Environmental Quality Act che si occupano di difendere le coste e l’ambiente di California.

Ma non era solo Gaylord Nelson. Grazie alla tv tutta la Nazione potette vedere per giorni e giorni le carcasse di delfini, gli uccelli morti, e la marea nera nei mari californiani. Ci fu lo scandalo popolare, tanto che lo stesso Richard Nixon, il presidente dell’epoca disse: “The incident has frankly touched the conscience of the American people“. 

Il numero di iscritti a organizzazioni ambientali negli Usa raddoppiò.

Dopo un anno, il nero del petrolio era svanito dai mari di California, ma il verde dell’ambientalismo, quello no.  Quello dura tutt’oggi. Ne sono anche io figlia.

Ieri sera a Otto e Mezzo, il programma di Lilli Gruber in onda su La7, si è parlato di Earth Day 2014. Mi sarebbe tanto piaciuto che durante la discussione i termovalorizzatori si fossero chiamati con il loro vero nome – inceneritori – che Chicco Testa fosse stato introdotto da Lilli Gruber come membro del Board and Management (Non-Executive Director) di due ditte petrolifere – la Medoilgas di Londra che vuole trivellare Ortona ed i mari d’Abruzzo e l’ucraina Cadogan Petroleum –  che si fosse parlato del disastro di Santa Barbara di tanti anni fa, e di tutto quello che la California ha imparato e cambiato grazie a quella enorme marea nera di tanti anni fa.

E’ dal 1969, dopo lo scoppio di Santa Barbara, che in California non sono state più poste trivelle in mare. Ad oggi esiste una barriera protettiva di 160 chilometri da riva lungo tutta la costa dove non si può trivellare.

E no, non siamo morti né di fame né di freddo. Siamo lo Stato più rispettoso dell’ambiente e al contempo il più ricco dell’unione.

Qui le immagini dello scoppio di Santa Barbara

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