Mi piacerebbe vivere in un mondo dove lo smartphone 3D di Amazon che uscirà tra fine giugno e fine settembre lo comprassero in pochi, gradualmente. Un mondo, cioè dove gli acquirenti di un prodotto acquistino quel che serve loro davvero, e gli altri, anche per sfizio, solo quando il loro smartphone si dovesse rompere.

Vi immaginate? Esce il nuovo prodotto, grande campagna pubblicitaria, agenzie di pierre che lavorano, eventi, un claim, una colonna sonora, lancio in contemporanea in tutti i paesi civilizzati del mondo…e che succede? La mattina di quel giorno zero file, solo pochi passanti. Un cliente alle 9.00, un altro alle 10.45, un altro nel pomeriggio. “Dove abbiamo sbagliato?” si chiederebbe l’azienda.

Nessun errore, cari amici delle società commerciali. Solo la normalità. Almeno, quella che dovrebbe essere la normalità: esce un prodotto, chi davvero ne ha bisogno lo compra, gli altri ci pensano, forse lo compreranno, forse no, ma solo quando dovranno sostituire il proprio device. Pensate che roba…

Una rivoluzione. Se l’atteggiamento diventasse consolidato le aziende dovrebbero virare strettissime di bordo e rapidamente. “Da oggi solo prodotti utili, che servono davvero, altrimenti qui andiamo all’aria!”. Già mi immagino: McKinsey, Bain e BCG subito al lavoro: “serve un elenco di prodotti nuovi ma davvero utili!” Piani industriali da rivedere, investimenti da riallocare, ricerca e sviluppo dei prodotti che marciano a velocità supersonica, azzerati tutti gli investimenti di marketing di macchine, profumi, moda, tecnologia. Un altro mondo.

Un altro mondo che potremmo realizzare facilmente. Noi, sia ben chiaro, non loro. Per loro va benissimo questo, dove chi non ha un euro si impegna la camicia per qualche cazzata inutile, che non doveva essere prodotta, che non dovrebbe essere comprata. Di cui non ci sarebbe bisogno di parlare.

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