Roman Kreuziger
Kreuziger, 2013

Nel giorno di Pasqua, il ciclismo vive il primo appuntamento del trittico delle Ardenne. Si tratta delle classiche che si svolgono tra l’omonima regione collinare belga e il Limburgo. Si parte dunque domenica da Maastricht con la Amstel Gold Race! La Freccia Vallone (mercoledì) è l’espressione di un territorio che è quasi nazione, il suo popolo è Vallone, non belga. La Liegi Bastogne Liegi (il 27 aprile) è la Doyenne, la decana delle classiche, che si corre dal 1892 e solo lei varrà un mio prossimo racconto di ciclismo, immigrazione e lavoro uniti dal sudore e dalla fatica.

Dal 1966 la Amstel è una corsa forse meno nobile, ma che ha comunque radici profonde nel territorio, in crescita perché innaffiato da ottima birra olandese. Il nome stesso è ovviamente legato alla casa produttrice nata nel 1870 ad Amsterdam e che prese il nome del fiume Amstel le cui acque venivano utilizzate in fase di produzione. Un’attività che si mostrò subito fiorente e che a due anni dall’inaugurazione portò la Amstel a produrre 10.000 ettolitri di Pils l’anno. Per conservare la birra, si prendeva del ghiaccio che proveniva dai canali congelati, per poi accumularli nelle cantine. Un tesoro che crebbe fino a che la birra, alla fine degli anni ’20, rappresentò un terzo delle esportazioni olandesi. La storia aziendale prosegue e si fonde all’economia e alle necessarie logiche di mercato, ma nel 1966 la birra sposa il ciclismo e crea la Amstel Gold Race. Per fare un paragone, in Italia dal 1997 al 2008 c’era un trofeo calcistico estivo (il Birra Moretti), anche molto seguito, ma la sua organizzazione (marca italiana ma comunque di matrice olandese) non ha avuto seguito.

In Olanda e nei dintorni la birra è una cosa seria e la Amstel attirò da subito tutti i campioni: Stablinski si aggiudicò la prima, poi Merckx, due volte ma anche Maertens, Knetemann, Raas profeta in patria per 5 volte, Hinault e infine Museeuw fino ad arrivare a Gilbert che dopo aver vinto la classica nel 2010 e nel 2011, nel 2012 diventò campione del mondo sullo stesso traguardo di Valkenburg.

L’arrivo è posto 1,8 km dopo il Cauberg che viene affrontato al termine di 251 chilometri nervosi, dovuti alle varie “cotes” da superare (in tutto 33). Lo stesso Cauberg è una collina di 141 metri sul livello del mare e l’ascesa è lunga circa 1.000 metri con una pendenza media oscilla tra il 5% e l’8% mentre la massima fra il 10% e il 12%, ma la corsa si decide sempre lì. Chi ha più birra nelle gambe sul Cauberg vince e festeggia sul podio brindando con una bionda olandese (parlo sempre di birra). Un brindisi che negli ultimi anni è stato anche di buon auspicio per le altre due classiche del trittico (Freccia Vallone e Liegi Bastogne Liegi), infatti, nel 2007 Davide Rebellin e nel 2011 sempre Philippe Gilbert riuscirono nell’impresa di conquistarle tutte e tre.

Amstel, Freccia e Liegi, otto giorni per un tris storico sono il sogno non più impossibile di chi taglia il traguardo per primo domenica. Lo stato di forma e la condizione psicologica fanno il resto. Gilbert sarà al via forte di una condizione fisica crescente e della vittoria scacciacrisi alla Freccia del Brabante, ci sarà anche Rebellin che però con i suoi 43 anni difficilmente potrà ambire a vincere. L’Italia schiera Nibali, ma spera nei guizzi di Cunego e Gasparotto che qui hanno vinto rispettivamente nel 2008 e nel 2012. Da tenere d’occhio Ulissi, Ratto e Moreno Moser anche se in realtà gli italiani sono un gradino dietro agli spagnoli Valverde e Joaquim Rodriguez al tedesco Simon Geschke, ai francesi Chavanel e Bardet, all’australiano Gerrans e al ceco Kreuziger che è l’ultimo vincitore.

I padroni di casa potranno puntare su Bauke Mollema per tornare a brindare 8 anni dopo Fränk Schleck. In base al vincitore il brindisi potrà anche avere il retrogusto di una cerveza, una Lager tedesca, per non parlare di una vera Pils della Repubblica Ceca e anche se francesi e italiani sono maestri e intenditori di vini, stanno imparando a conoscere i pregi della bionda. Se fosse quella del podio della Amstel poi, verrà voglia di ubriacarsi.

p.s.: l’ultimo paragrafo necessita di una correzione: gli olandesi potrebbero tornare alla vittoria con Bauke Mollema 13 anni dopo Erik Dekker e non, come scritto, 8 anni dopo Fränk Schleck, dato che quest’ultimo è lussemburghese. Ci scusiamo con i lettori.

Articolo Precedente

Confessioni di un bike blogger: “Le mie modelle? Le biciclette abbandonate”

next
Articolo Successivo

Torre del Greco, si indaga sul mistero dei giocatori aggrediti dopo sei vittorie

next