Le bonifiche in Lombardia. Un affare per i soliti noti. Perché al di là delle inchieste, dei processi e delle condanne, la ruota gira e si ferma sempre sulla medesima casella che prima si chiamava Sadi servizi industriali e ora Ambienthesis spa. Nomi diversi, ma stesso gruppo: la Green Holding di Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche morto l’11 ottobre 2011 dopo che un anno prima il tribunale di Milano lo aveva rinviato a giudizio per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale nell’inchiesta sui fondi neri creati gonfiando i costi della bonifica di Montecity-Santa Giulia. Quattro anni dopo il nastro si riavvolge, la storia torna sui propri passi rimettendo sulla scacchiera nuovi affari ambientali: la bonifica dell’ex area Falck di Sesto San Giovanni sulla quale sorgerà la Città della Salute (progetto oggi seguito dal governatore Roberto Maroni) e che sarà eseguita proprio da Ambienthesis della famiglia Grossi.

La società quotata in borsa ne dà notizia il 5 aprile 2014 quando annuncia la costituzione della società Grandi bonifiche industriali, una srl che per ora resta sulla carta assumendo la forma di un’Ati composta per il 90% da Ambienthesis e per il 10% dalla società di trasporti Germani spa. Il passaggio successivo, atteso entro il 31 maggio 2014, è l’entrata di un terzo soggetto che darà concretezza alla nuova srl. Terzo soggetto che potrà arrivare fino al 41% delle quote e che sarà scelto direttamente da Milanosesto spa, la società dell’immobiliarista Davide Bizzi che nel 2010 ha acquistato i terreni da Risanamento del bancarottiere Luigi Zunino. Qui la bonifica complessiva vale 270 milioni di euro. I primi lavori (22 milioni di euro) inizieranno su un lotto limitato e coincidente con l’area sopra cui nascerà la cittadella della salute che nel progetto, voluto dall’ex governatore Formigoni e firmato da Renzo Piano, accorperà l’Istituto dei tumori e il Besta. Il futuro polo sanitario sarà finanziato in buona parte con denaro pubblico sborsato da Infrastrutture Lombarda, la società diretta dal’ingegner Giulio Antonio Rognoni arrestato nel marzo 2014 per turbativa d’asta.

Nuovi nomi, ma stessa storia e stessi “padrini” politici. Roberto Formigoni, tanto per cominciare. Garante, oggi un po’ in affanno dopo l’inchiesta Maugeri, degli interessi della Compagnia delle opere, braccio finanziario di Cl e storico amico della famiglia Grossi. L’attuale ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi, tanto per proseguire. Il quale da vicepresidente della Camera fu uno dei primi ad andare a trovare in carcere l’amico Giuseppe Grossi. Mentre nel 2010, da deputato Pdl, inaugurò a New York il grattacielo tutto italiano creato dall’immobiliarista milanese Davide Bizzi, il quale, con la sua Bizzi&Parteners development, è socio di maggioranza di Milanosesto.

Da un lato il disastro (ambientale e finanziario) di Santa Giulia, dall’altro l’affare di Sesto San Giovanni. Storie nuove e storie giudiziarie sopre le quali, negli anni, si sono sedimentati altri fatti, altri arresti, altre indagini. Eppure a infilarsi negli assetti societari di Ambienthesis si scopre che ben poco è cambiato dal febbraio 2009 quando scoppia lo scandalo Santa Giulia con l’arresto dell’avvocato d’affari Fabrizio Pessina e di due ex finanzieri. Seguito, nell’ottobre successivo, dalle manette per lo stesso Grossi e per alcuni suoi stretti collaboratori. Sotto la lente della procura fatture gonfiate incassate dalla Sadi e poi trasferite in fondi neri per 22 milioni di euro. Dall’inchiesta madre nasceranno altri filoni. L’ipotesi, mai provata, è la corruzione. Segreti e misteri, finiti nella tomba assieme a Grossi.

Qualcosa, però, ora torna ad affiorare. Ieri come oggi, prima Sadi e ora Ambienthesis, si portano dietro un bel filotto di società anonime quasi tutte radicate in Lichtenstein. Ambienthesis, infatti, per il 51,63% è di proprietà di Blue holding srl e per il 10,52% di Green Holding. Il resto è distribuito tra società sempre della galassia Grossi. Blue Holding, poi, per l’80,33% è della stessa Green Holding, mentre piccole percentuali di proprietà (inferiori all’1%) sono riconducibili a due fedelissimi di Grossi, anche loro finiti in carcere nel 2009. Si tratta di Paolo Titta (la cui richiesta di patteggiamento è stata respinta dal tribunale) e di Cesarina Ferruzzi che il 14 aprile 2010 patteggia una pena (sospesa) di due anni. A sua volta, poi, l’intero capitale di Green Holding che controlla Ambiethesis è posseduto da due società anonime lussemburghesi (la Adami e la Double Green). Dal 2005 e fino al 2010, la Adami viene gestita dal commercialista Federico Ventura che storicamente affianca le società di Grossi e dal 2010 dall’avvocato svizzero Francesco Sperti anche lui legato alla galassia dell’ex re delle bonifiche.

Davide Bizzi e la sua Milanosesto però non hanno avuto dubbi. Ambiethesis è la società giusta. Perché non ha processi pendenti (vero) e ha il certificato antimafia (vero). E perché, sostiene Milanosesto, è in grado di fare la bonifica senza affidarsi ai subappalti. E perché, è la voce ufficiale della società, di meglio in giro non c’è. Tutto bene, dunque. Tanto più che la gara, nonostante riguardi un sito sensibile, è totalmente privata.

Qualche dubbio, però, viene sfogliando le 340 pagine della relazione 2011 della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti sul territorio lombardo. E dove emerge il nome dell’ingegnere Caludio Tedesi che nel gennaio 2014 è finito indagato nell’inchiesta sulla bonifica dell’ex area Sisas di Pioltello. Tedesi, per la cronaca, è il progettista della bonifica dell’ex area Falck. Scrive la commissione: “Merita poi di essere sottolineata la circostanza, fortemente sospetta, della presenza in tutte le bonifiche del Grossi dell’ingegner Claudio Tedesi, in qualità di elaboratore dei relativi progetti, nonché di direttore dei lavori”. Tedesi “si è occupato anche delle bonifiche effettuate in numerosi comuni del mantovano con fondi regionali”. Un capitolo, quello dei lavori in provincia di Mantova, al quale viene dedicato un capitolo a parte e dove si scopre che alcune bonifiche, tutte finanziate con denaro regionale, “sono state affidate alla Sadi Servizi Industriali Spa, società quotata in borsa, che fa capo alla Green Holding di Giuseppe Grossi”. In questi appalti, annotano senatori e deputati, “figura l’ingegner Claudio Tedesi, quale progettista e/o direttore dei lavori di bonifica che, nella provincia di Mantova, aveva predisposto anche il progetto di bonifica di un’area posta all’interno di un parco naturale del comune di Acquanegra sul Chiese per lavori del complessivo importo di 3 milioni di euro”. I risultati di tutte queste bonifiche, si legge, “sono stati deludenti”.

La vittoria di Grossi e compagnia a Sesto San Giovanni arriva dopo che nel dicembre 2013 viene annullata una gara perché le quattro cordate partecipanti si portavano in pancia diverse aziende finite poi in guai giudiziari. Su quella gara mise il veto lo stesso Rognoni di Infrastrutture, partner pubblico dell’intero affare. Rognoni perderà la partita, perché dopo il suo arresto, il potere di Cl torna a dettar legge. Quello stesso potere che nella maxi gara per la piastra dell’Expo, nonostante il muro di Rognoni, è riuscito a piazzare la sua impresa. 

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