Le misure che la Cina sta varando per ridurre l’uso del carbone come fonte energetica, adottate principalmente per abbattere l’inquinamento atmosferico, potrebbero rivelarsi decisive per scongiurare gli effetti più drammatici del cambiamento climatico.

La scorsa settimana l’Ipcc – il braccio scientifico dell’Onu sui cambiamenti climatici – riunito a Berlino, ha evidenziato come le emissioni di gas serra, nella scorsa decade, siano cresciute ben oltre i trend di contenimento più volte raccomandati dalla scienza.
L’aumento delle emissioni di CO2 è stato sostenuto soprattutto dalla crescita dei consumi energetici e dalla combustione di carbone nelle economie emergenti, in particolar modo in Cina. Ma negli ultimi due anni, in quel Paese, i livelli insostenibili di smog per la salute umana hanno costretto il governo a mettere a punto diverse politiche di contenimento del consumo del carbone. E oggi, osservando le statistiche relative all’impiego di quella fonte fossile, si può ipotizzare che il ‘boom’ del carbone cinese sia già finito.

Se le politiche di limitazione del consumo di carbone fossero pienamente implementate, la Cina potrebbe presto ridurre le sue emissioni di gas serra fino a portarle in linea con i trend di riduzione previsti dall’Ipcc per contenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi centigradi. E le misure già adottate potrebbero essere presto solo una parte di un quadro d’interventi più ampio.

Lo scorso settembre il Consiglio di Stato cinese ha lanciato l’ “Airborne Pollution Prevention and Control Action Plan”, che definisce un quadro d’interventi per abbattere le emissioni e obbliga le province a definire piani di azione dettagliati e stringenti. Dodici province – che rappresentano il 44 per cento dei consumi nazionali di carbone – si sono già impegnate a ridurre i consumi secondo le linee guida espresse dal governo centrale. Le analisi di Greenpeace East Asia dicono che queste misure, in realtà nate per contenere polveri sottili, ossidi di zolfo e di azoto, metalli pesanti, potrebbero rivelarsi decisive per la lotta ai cambiamenti climatici.

Il quadro è molto complesso e non si può escludere che nelle province sin qui non interessate dal piano centrale di riduzione del consumo di carbone non si continui, invece, a investire su questa fonte, vanificando quel che avviene altrove. Per capire veramente ciò di cui si parla, però, va ricordato che dal 2002 al 2012 oltre la metà della crescita delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera è da addebitarsi alla crescita dei consumi di carbone in Cina.

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Questa crescita, come illustra il grafico seguente, è oggi in forte contrazione e dal 2012 risulta drasticamente ridotta, rallentata a un tasso di incremento del 2,8 per cento contro il 9 per cento circa degli anni precedenti. Ovviamente, parlando di consumi davvero elevati di carbone, anche una crescita modesta ha come contropartita una quantità rilevante di emissioni. Ma il trend industriale, tuttavia, appare chiaro e sembra volto nella giusta direzione.

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Dieci province, tra cui quelle di Pechino, Shangai e Guangdong, hanno registrato un decremento nei consumi assoluti di carbone, tra il 2011 e il 2012, pari a circa 66,5 milioni di tonnellate.

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Sino ad oggi sei province (evidenziate in verde su questa mappa) hanno previsto riduzioni dei consumi assoluti di carbone nei loro piani di contrasto all’inquinamento atmosferico. Tra queste sei province figura quella dello Shandong, dove si registrano i consumi di carbone più alti della Cina, equivalenti a quelli di Germania e Giappone messi insieme.

Le aree evidenziate in blu – il Delta dello Yangtze e del Fiume delle Perle – invece, hanno piani volti a far registrare una riduzione dei consumi entro il 2017. Le province in giallo dovranno, infine, contenere la crescita dei consumi di carbone entro il 2 per cento l’anno tra il 2013 e il 2017. Tutte queste province – con l’eccezione di quella di Pechino – avevano fatto registrare sino a pochi anni fa alti tassi di crescita dei consumi.

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In uno scenario “business-as-usual”, in cui a un trend di crescita dei consumi pari a due terzi della crescita media registrata tra il 2006 e il 2011 si applicassero questi piani di riduzione e contenimento del consumo di carbone, si avrebbe al 2017 un ‘risparmio’ di circa 350 milioni di tonnellate di quel combustibile fossile; che diventerebbero 655 al 2020. Traducendo queste cifre in emissioni di gas serra, vuol dire che, qualora questi piani fossero pienamente implementati e non vanificati dalla crescita dei consumi in altre province, si avrebbe al 2017 una riduzione di emissioni pari a 700 milioni di tonnellate; e al 2020 una analoga riduzione pari a 1.300 milioni di tonnellate. Dunque le misure di controllo dei consumi di carbone potrebbero consentire alla Cina di fare la propria parte imprescindibile nella lotta ai cambiamenti climatici. La riduzione di emissioni attesa da quelle 12 regioni sarebbe di già sufficiente a portare la Cina vicina alla traiettoria che l’International Energy Agency individua per avere almeno il 50 per cento di possibilità di non innalzare la temperatura del Pianeta, nei decenni a venire, oltre i 2 gradi centigradi. Non solo, oltre a queste 12 province, altre 17 hanno annunciato di voler limitare i consumi di carbone. Se effettivamente procedessero in questa direzione nei prossimi anni, i risultati, in termini di abbattimento delle emissioni di CO2, potrebbero essere ancora più esaltanti.

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Una strana eterogenesi dei fini, dunque, potrebbe fare di Pechino un centro di indirizzo della lotta ai cambiamenti climatici. Il punto è semplice: il carbone è il nemico numero 1 del clima, responsabile di circa il 43 per cento delle emissioni di gas serra a livello globale; ma è anche una fonte la cui combustione produce, secondo l’Epa (Environmental Protection Agency) statunitense, 84 diverse sostanze inquinanti, molte delle quali cancerogene. Se i cinesi vorranno evitare 260 mila morti premature l’anno, dunque, finiranno anche col contribuire significativamente alla salvaguardia del clima. Il mondo intero se lo augura.

Andrea Boraschi
Responsabile Campagna Energia e Clima – Greenpeace Italia

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