La famiglia Merloni dice addio a Rcs. La quota dello 0,51% del capitale che aveva in portafoglio è già stata venduta. Ad annunciarlo sono stati Francesco Merloni, ultimo presidente del patto di sindacato – sciolto nell’ottobre scorso – del gruppo editoriale, e il figlio Paolo, che si è dimesso dal consiglio di amministrazione di Rcs un anno fa. “Avevamo deciso di non partecipare all’aumento di capitale e da quando mi sono dimesso dal cda non ho seguito più le vicende del gruppo”, ha detto quest’ultimo, presidente di Ariston Thermo, parlando durante una trasferta in Vietnam per l’inaugurazione di uno stabilimento dell’azienda di Fabriano (Ancona) fondata dal padre come Merloni Termosanitari“Non condividevo le modalità della ricapitalizzazione e avevo riserve sul piano“, così abbiamo “venduto sul mercato lo 0,51%” in portafoglio.

L’uscita arriva poche settimane dopo altre dimissioni eccellenti, quelle di Carlo Pesenti, entrato in rotta di collisione con la famiglia Agnelli, che attraverso Fiat è azionista di maggioranza dell’editrice del Corriere della Sera. E pochi giorni dopo le indiscrezioni su una prossima uscita del suo direttore, Ferruccio de Bortoli, per contrasti con gli azionisti e l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane. “Io De Bortoli lo terrei”, è il commento di Paolo Merloni. Sulla stessa linea il padre Francesco: “Ho sempre appoggiato De Bortoli. Era stabilito che finché c’era il patto sarebbe rimasto”. L’ex ministro dei Lavori pubblici (durante il primo governo Amato) ha poi ripercorso la storia del gruppo editoriale, le cui ultime fasi, almeno sotto il profilo economico, vengono definite “tasto doloroso“. Il bilancio per la holding di famiglia Merloni Invest è stato infatti in perdita, anche se qualche soddisfazione è arrivata sul fronte “degli onori”. “Sono uscito come presidente del patto di sindacato anche se lo ero diventato per anzianità, non per nomina. Sono rimasto pilotando il patto verso lo scioglimento perché mi sembrava anacronistico“. E quella del gruppo editoriale “non era la gestione di un’azienda ma un centro di potere”.

In Rcs, spiega Merloni, “mi ha portato dentro Bazoli, aveva bisogno di controbilanciare Ligresti ai tempi in cui c’era Berlusconi”. Quanto ai rapporti con il marchigiano Diego Della Valle, patron della Tod’s, che sulla questione Rcs è da tempo in guerra con John Elkann“sono amico di Della Valle ma lo tiravo sempre per la giacchetta”. La svolta, in negativo, è arrivata nel 2006 con l’uscita dell’ad Vittorio Colao che “stava trattando l’acquisto di Recoletos carta contro carta e non cash”, come invece è poi avvenuto. Merloni si dissocia anche dalle scelte più recenti: “Quella di fare un cda di indipendenti è stata una svolta che abbiamo subito come azionisti, ma Mediobanca e Fiat hanno preso il sopravvento e nominato tutto loro. Hanno tenuto in consiglio solo i due azionisti giovani, Carlo Pesenti e mio figlio Paolo, che si sono trovati male, non contavano e infatti si sono dimessi”.

Articolo Precedente

Banca Intesa archivia 4,5 miliardi di perdite. Ma ai vertici vanno 22 milioni

next
Articolo Successivo

Usura, rinviati a giudizio dal gup di Trani cinque dirigenti American Express

next