Sulla sua testa pende un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma Marcello Dell’Utri è latitante. “Mi sto curando”, fa sapere l’ex senatore. Mancano pochi giorni all’ultima sentenza (15 aprile), la seconda volta della Cassazione, e l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, è sparito. Non si sa dove. Un indizio è stato captato dagli investigatori nei mesi scorsi, quando il fratello Alberto al telefono disse: “In Libano Marcello starebbe bene”. Per rintracciarlo, la procura generale di Palermo ha avviato l’iter per le ricerche internazionali. Ufficialmente l’ex numero di Publitalia, il cofondatore di Forza Italia, ex senatore e amico personale del Cavaliere, ha fatto perdere le sue tracce giovedì 10 aprile. Gli uomini della Dia lo hanno cercato invano per due giorni a partire dall’8 aprile. Ma Dell’Utri sembra svanito nel nulla. Fino alle 15.40 di oggi, quando, tramite il legale, ha recapitato una nota in cui sostiene di essere malato: “Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria – per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica – sto effettuando ulteriori esami e controlli”, senza però dire dove.

Il 7 ordine di arresto, ma dall’8 aprile il senatore è irreperibile. Il 7 aprile la III sezione della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, aveva emesso un ordine di custodia cautelare per pericolo di fuga nei suoi confronti. Dell’Utri è stato condannato a sette anni di carcere (leggi le motivazioni della sentenza) e probabilmente temeva che gli ermellini potessero confermare il verdetto, nelle cui motivazioni si sottolinea il ruolo di “mediatore” tra la mafia e Silvio Berlusconi. E così il politico siciliano si è dileguato e proprio nei giorni in cui l’ex premier attende la decisione sull’affidamento ai servizi sociali. 

Dell’Utri: “Richiesta aberrante. Fiducioso”. Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo – spiega l’ex senatore -. Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e fumus nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente. Mi auguro – conclude – quindi che un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente”.  

Le ultime tracce dell’ex senatore in Libano. La Dia del capoluogo siciliano era stata incaricata per l’immediata esecuzione l’8 aprile. Quel giorno, però, quando gli investigatori dell’antimafia hanno raggiunto le case dell’ex senatore e dei propri familiari non lo hanno trovato. “Non rintracciato in alcuno dei luoghi ispezionati, al momento risulta irreperibile. La Corte d’Appello – continua la nota – ricevuti i verbali di vane ricerche, ne ha dichiarato lo stato di latitanza”. Adesso l’antimafia “sta svolgendo tutti gli approfondimenti investigativi necessari alla localizzazione”, aggiungendo che la “già avviata attività di indagine poteva far ritenere l’irreperibilità dell’ex senatore, in Italia, sin dalla seconda metà dello scorso mese di marzo”. Le ultime tracce che Dell’Utri ha lasciato sarebbero in Libano. La Procura di Palermo, nella richiesta di arresto firmata il 7 aprile scorso, scrive che il 3 aprile l’ex senatore era nel paese mediorientale, uno dei suoi telefoni è stato intercettato “nei dintorni della città libanese di Beirut”.

Visto sul volo Parigi-Beirut il 24 marzo. Nel giallo sulla fuga, spunta anche la testimonianza di un passeggero che avrebbe viaggiato accanto a Dell’Utri su un volo Parigi-Beirut il 24 marzo scorso. L’uomo – che ha chiesto di restare anonimo – ha riferito all’Ansa che l’ex senatore ha viaggiato “in business” ed ha assicurato di averlo visto ritirare il bagaglio una volta atterrato e uscire dall’aeroporto. Dell’Utri può contare su tre passaporti e ha potuto contare anche sul fatto che per tre volte ai pm è stato negato l’arresto.

L’intercettazione che ha fatto scattare l’ordine di cattura. La richiesta di arresto per il pericolo di fuga all’estero questa volta però era stata accolta. All’origine della decisione, oltre agli accertamenti della Dia, una intercettazione che risale a novembre, in cui il fratello di Dell’Utri, Alberto, parlando col proprietario del ristorante Assunta Madre di Roma Vincenzo Mancuso, dice di “accelerare i tempi” e fa riferimento alla Guinea che “concede facilmente i passaporti diplomatici”. Mentre in un’altra intercettazione il fratello Alberto, sempre con Mancuso, afferma: “Il programma è quello di andarsene in Libano perché lì è una città dove Marcello ci starebbe bene perché lui c’è già stato la conosce, c’è un grande fermento culturale… per lui andrebbe bene”.

A eseguire le intercettazioni ambientale che avevano allertato gli inquirenti era stata la Procura di Roma, “nell’ambito di una inchiesta per riciclaggio su un’imprenditore calabrese, Gianni Micalusi, l’8 novembre scorso, ed era stata subito trasmessa all’estero”. In risposta Mancuso chiede al fratello dell’ex senatore se non ha mai pensato “di farsi nominare ambasciatore della Guinea”. Un’ipotesi a cui Alberto Dell’Utri rispondeva facendo riferimento a un “retroscena” che aveva a che fare con “un personaggio che ha sposato la figlia del presidente africano”. E sull’ipotesi del Libano spiegava che l’ex parlamentare aveva cenato” a Roma con un politico importante del Libano, che si candida presidente”.

L’avvocato: “Il 15 l’udienza deciderà lui se presentarsi”. “Non confermo nulla. Ho appreso dai giornali dell’ordine di custodia cautelare che non mi è stato notificato in quanto i legali della difesa lo apprendono soltanto una volta eseguito. L’ultima volta mi sono visto con Dell’Utri a Milano diverse settimane fa  – ha dichiarato l’avvocato Giuseppe Di Peri. – La prossima settimana, martedì 15 aprile, è prevista l’udienza: deciderà lui se presentarsi. Che sia tutto regolare, non lo so”.

Ricerche internazionali. Sono state attivate – a quanto si apprende – le procedure per le ricerche a livello internazionale di Dell’Utri. La richiesta è stata inoltrata dalla procura generale di Palermoe ha poi seguito l’iter di routine attraverso gli uffici amministrativi del ministero della Giustizia. La procura generale ha emesso anche un mandato di cattura europeoIl provvedimento vale per i Paesi europei e per gli altri paesi con cui l’Italia ha stretto trattati di estradizione.

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