Avanti e indietro. Palermo, Civitavecchia, ancora Palermo. Da cinque giorni, insieme ai turisti che viaggiano sulla nave passeggeri Fantastic della Grandi navi veloci, Alì, un cittadino tunisino di 35 anni, vive a bordo del traghetto che fa la spola tra i due porti italiani. Ma Alì non è un passeggero come gli altri e neppure un membro dell’equipaggio. È semplicemente prigioniero della burocrazia italiana che da una parte lo vorrebbe respingere e rimandarlo nel suo Paese, ma dall’altra non gli consente di scendere da quella nave, che domenica 6 aprile era attraccata a Palermo, proveniente da Tunisi.

Una vicenda che sembra tratta da un romanzo kafkiano e che ricorda la storia, che ha ispirato il celebre film “The Terminal”, del rifugiato iraniano nel 1988 bloccato all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. Per Alì l’odissea  ha inizio con l’arrivo nel porto siciliano dopo un periodo trascorso nel suo Paese d’origine. In realtà Alì vive in Italia da tempo, a Marano sul Panaro, provincia di Modena, assieme a suo fratello. Ed è stato proprio il fratello a rivolgersi a due avvocati di Bologna per segnalare la situazione. “Alì è stato regolarmente presente in Italia per più di 10 anni e nell’ultimo periodo era in possesso di un permesso di soggiorno per attesa occupazione, rilasciato dalla Questura di Modena il 20 febbraio 2012 e scaduto nell’agosto 2013”, spiegano a ilfattoquotidiano.it Rosa Ugolini ed Elisa Sforza, le due legali che seguono il caso. “L’11 ottobre 2013 Alì ha presentato la richiesta di rinnovo per lavoro subordinato che è stata rigettata il 1 marzo scorso. Il questore di Modena però nel rigettare l’istanza ha consentito ad Alì di lasciare volontariamente il territorio nazionale entro 15 giorni dalla notifica del provvedimento di rigetto avvenuta il 6 aprile 2014 tramite la polizia di frontiera di Palermo”.

Quando la Fantastic domenica 6 aprile è arrivata a Palermo, la Polizia di frontiera di Palermo non ha concesso ad Alì di mettere piede in terra siciliana: “Loro sostengono che lui avrebbe diritto a quei 15 giorni solo se mettesse piede in territorio italiano. Ma siccome sta sulla nave non ne ha diritto”, spiega l’avvocato Ugolini, che insieme alla collega ha inviato un’istanza urgente per l’immediato rilascio di Alì. La missiva è stata inviata alla Polizia di frontiera di Palermo e a quella di Civitavecchia, e analogamente alle due Procure della Repubblica delle due città portuali. Secondo gli avvocati infatti non c’è tempo da perdere: sabato 12 aprile la nave riparte per il suo viaggio settimanale verso Tunisi. E a quel punto il loro assistito potrebbe non mettere mai più piede in Italia ed essere costretto a sbarcare dal’altra parte del Mediterraneo.

“Impedirgli di fare rientro in Italia, fosse pure per 15 giorni, comporta che non possa avere modo di organizzare la partenza in maniera dignitosa”, spiegano ancora le due legali. Sulle carte del respingimento redatte dai poliziotti di Palermo, Alì risulta essere senza documenti. Ma è su questo punto che gli avvocati battono: “Quando lui è salpato da Tunisi aveva i titoli per venire in Italia. Aveva portato con sé il permesso di soggiorno scaduto, ma anche il bollettino postale che faceva fede sul fatto che la sua richiesta di rinnovo fosse pendente”, spiega l’avvocato Ugolini. “Arrivato in Italia però ha scoperto del rigetto di Modena ed è stato respinto dalla Polizia di frontiera in quanto ‘sprovvisto di permesso di soggiorno valido’. Ma la ricevuta postale che aveva faceva fede e comunque il Questore di Modena gli dava 15 giorni di tempo da quel momento”. Alì, che con un telefono cellulare riesce a comunicare con il fratello e gli avvocati (tranne quando la nave va troppo a largo nella sua tratta giornaliera tra Palermo e Civitavecchia), ha fatto sapere di essere trattato bene a bordo dall’equipaggio della Fantastic (la compagnia non ha alcuna responsabilità nella odissea di Alì), ma ha chiesto di poter essere libero di scendere dalla nave e tornare a Modena.

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