“Suscita gravi interrogativi e non poche riserve” la decisione con la quale il tribunale di Grosseto ha disposto la trascrizione, nei registri di stato civile del Comune, di un matrimonio fra persone dello stesso sesso contratto all’estero (leggi). A dichiararlo è la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana.

“Riteniamo – fa sapere la Cei – che, al di là degli aspetti tecnici da approfondire adeguatamente in tutte le sedi competenti, sia doveroso da parte nostra sottolineare alcune questioni di fondo. Con tale decisione rischia di essere travolto uno dei pilastri fondamentali dell’istituto matrimoniale, radicato nella nostra tradizione culturale, riconosciuto e garantito nel nostro ordinamento costituzionale”. Il matrimonio “è l’unione tra un uomo e una donna, che in forma pubblica si uniscono stabilmente, con un’apertura alla vita e all’educazione dei figli. Il tentativo di negare questa realtà per via giudiziaria – conclude – rappresenta uno strappo, una pericolosa fuga in avanti di carattere fortemente ideologico. In tal modo perfino si riducono gli spazi per un confronto aperto e leale tra le diverse visioni che abitano la nostra società plurale”. 

A commentare in maniera critica la decisione dei giudici toscani è intervenuto anche Maurizio Sacconi, presidente dei senatori del Nuovo Centrodestra: “Sono davvero assurde le campagne avviate da minoranze ideologizzate per introdurre in una nazione già depressa e disorientata motivi di rottura della sua coesione attraverso la contestazione di principi come l’unicità costituzionale del matrimonio naturale, il concetto di genere che conduce a riconoscere uomo e donna o madre e padre, il diritto dei minori rispetto ai propri genitori naturali e per quanto possibile a crescere con essi, la propensione a soccorrere la vita in ogni condizione fisica o psicologica di fragilità e fin dal concepimento”. 

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