Un altro tabù è stato infranto. La disabilità, dopo essere stata trattata più volte e sotto diversi punti di vista sul grande schermo, è arrivata da poco in Italia anche sul piccolo. In particolare, il 17 febbraio è andato in onda un servizio, molto delicato, sugli amori e il sesso delle persone down all’interno di X Love (Italia1, prima serata), nonché la prima puntata della docu Hotel 6 Stelle (Rai3, seconda serata). In questa mini-serie, terminata il 31 marzo scorso, viene raccontato l’inserimento lavorativo in un albergo romano di un gruppo di sei ragazzi affetti dalla sindrome di down e ne vengono seguite le storie. Da poco è partito invece su Real Time un altro programma, The undateables, l’amore non ha barriere (domenica alle 23.05): in ogni puntata tre persone affette da diverse patologie invalidanti cercano il compagno o la compagna della loro vita, con alterna fortuna.

Per l’Italia, questa tematica costituisce quasi una novità assoluta. All’estero invece programmi di questo tipo ce ne sono molti e da molti anni, tanto che è stato addirittura coniato un nome per questo filone: “disability shows”. Uno dei pionieri di questo genere risale al 2006 ed è, non a caso, un format olandese: Miss Ability. Chiamato impropriamente “reality”, si tratta invece molto semplicemente di un concorso di bellezza (e di personalità) tra ragazze disabili. In patria è stato un enorme successo che ha portato a vendere il format in molti altri paesi. I diritti erano stati opzionati anche qui da noi, poi non si fece più niente. Qualche anno dopo in Inghilterra va invece in onda, su BBC3, Dancing on wheels. In questo caso si tratta di una gara, su un classico impianto da talent: un vip balla per la prima volta su una sedia a rotelle, facendo coppia con un disabile che invece sulla sedia è costretto da lungo tempo. Seguono eliminazioni progressive fina ad arrivare alla coppia vincitrice. Ancora olandese è invece il programma politically uncorrect di candid Upsdide down: un gruppo di quattro down fa scherzi a varie persone (tra cui qualche vip), giocando volutamente sulla propria condizione suscitando reazioni tra l’imbarazzato e l’indignato. Molto più duri sono invece il format inglese Beauty & the beast: ugly face of predjudice (Channel 4) e l’olandese Shit happens: entrambi sono infatti incentrati su persone che hanno malformazioni fisiche così accentuate da renderne in certi momenti addirittura difficoltosa la visione.

Va detto che la disabilità in questo tipo di prodotti, e quelli italiani in particolar modo, è sempre trattata con estremo riguardo: Hotel 6 Stelle ha avuto per esempio il patrocinio dell’Associazioni italiana persone down, che quindi ha dato l’esplicito benestare all’operazione. A volte anzi si eccede in senso opposto: per non rischiare di essere indelicati, si arriva a fare dei ritratti un po’ troppo agiografici ed esageratamente stereotipati. Vero è che, in questo caso, gli ascolti non sono stati trionfali (una media di poco superiore al 4%), ma è vero anche che c’è stata una crescita quasi costante nel corso delle sei puntate. In proporzione sono andati forse un po’ meglio i risultati del programma di Real Time, che nelle prime due domeniche di messa in onda ha totalizzato una media di 389mila telespettatori, superando del 19% la performance dello stesso slot nelle settimane precedenti.  A questo dato va aggiunto quello inglese, dove il programma è già arrivato alla terza stagione (su Channel4), facendo un dato medio di ascolti di tre milioni di telespettatori.

“Sono segnali incoraggianti”, dice Max Ulivieri, creatore di blog e contenitori di utilità verso i disabili, tra cui Loveability.it, che tratta di amore e sessualità nel mondo della disabilità. “La normalità è questione d’abitudine. Qualunque cosa che ci sta sotto gli occhi costantemente finisce con il diventare normale. Dunque, se ci si abitua a vedere e sentire parlare di persone con disabilità che vivono l’amore e la sessualità come qualunque altra persona, diventa finalmente una cosa normale. E questo, per come la vedo io, è un fatto molto positivo”.

Articolo Precedente

#BoicottaBeppeGrillo è nato dal suo blog

next
Articolo Successivo

Ilva: Emilio Riva, dalla difesa di Feltri alla verità dei fatti

next