Il rigassificatore Olt situato a 12 miglia dalla costa tra Livorno e Pisa sarà probabilmente riconosciuto come impianto strategico nazionale. Di conseguenza, una parte dei suoi costi d’investimento sarà caricata sulle bollette dei cittadini. E’ quanto emerge dalle parole del presidente dell’Autorità per l’energia e il gas Guido Bortoni, pronunciate a margine del forum Gdf Suez di Milano sull’innovazione: se il rigassificatore sarà definito strategico “certamente” genererà oneri in bolletta. “Le infrastrutture strategiche – ha proseguito il manager ­- rispondono a un interesse generale: è giusto perciò che il loro costo sia in parte sostenuto anche nelle tariffe”.

Tutto ruota intorno al cosiddetto “fattore di garanzia” introdotto nel 2005 dall’authority (la norma, resa nel 2012 più stringente, è stata oggetto di un successivo ricorso al Tar della Lombardia poi vinto da Olt) per favorire la realizzazione di nuove infrastrutture energetiche, misura che garantisce la copertura del 71,5% dei ricavi di riferimento per un periodo di 20 anni. L’impianto realizzato da Olt (46,7% E.On, 46,7% Iren) è costato intorno agli 850 milioni di euro: entrato in funzione lo scorso dicembre dopo aspre proteste (gli ambientalisti hanno spesso attaccato l’amministrazione comunale livornese guidata dal Pd) e un iter lungo 11 anni, a regime avrà una capacità di rigassificazione di 3,75 miliardi di metri cubi annui (circa il 4% del fabbisogno nazionale).

Il numero di nuovi addetti legati all’operatività del terminale è pari a 125 unità. Negli ultimi anni, a denunciare il rischio di bollette più salate, sono stati soprattutto il comitato “No Offshore” e la rete “Vertenza Livorno“. Non c’è comunque alcuna norma “ad hoc“, come vuole ribadire la stessa Olt. Si precisa inoltre che la cornice all’interno della quale viene inserito il “fattore di garanzia” dev’essere interpretata come uno “scenario limite negativo” poiché “a regime l’impianto si autofinanzia”. La società sostiene inoltre che l’incentivo non peserà ulteriormente sulle casse statali: “La volontà dello Stato è quella di ‘spiazzare’ i costi che vengono oggi allocati sulle centrali a olio combustibile e sui clienti interrompibili con quanto verrà garantito, nell’ambito della regolazione, all’impianto Olt”.

A sottolineare la strategicità del rigassificatore era stato lo scorso 24 marzo il viceministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti: “L’impianto – aveva affermato durante l’audizione in commissione attività produttive alla Camera – ha svolto già quest’inverno un ruolo importante. E’ stato infatti possibile ridurre notevolmente il ricorso alle centrali a olio combustibile con un risparmio di 50 milioni di euro”. Poi aveva aggiunto: “Nel prossimo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) segnaleremo gli stoccaggi e i rigassificatori ritenuti strategici per garantire la sicurezza di approvvigionamento del nostro Paese”.

Le parole di De Vincenti sono state aspramente contestate (“niente di vero”) dal comitato livornese “No Offshore” che da anni si batte contro la realizzazione dell’opera: “Dal 19 dicembre 2013 le importazioni di gas dal terminale sono state pari a zero: alla faccia del contributo strategico”. I comitati ambientalisti hanno spesso parlato di impianto “inutile” e “dannoso per l’ambiente”. Idv ha parlato di “fallimento totale”. Come sta procedendo l’attività del rigassificatore? Sulla questione abbiamo chiesto chiarimenti alla stessa Olt: “Sono stati avviati una serie di contatti fra l’azienda e diversi operatori del mercato: nei mesi a seguire è verosimile attendersi la sottoscrizione dei primi contratti di rigassificazione”. Un flop? L’azienda rispedisce al mittente la critica e sottolinea che serve tempo per posizionarsi sul mercato e allinearsi ai trend commerciali in atto. Senza contare i “profondi cambiamenti” avvenuti “negli ultimi anni” nel mercato del gas.

Nel frattempo si guarda con sempre maggiore attenzione all’utilizzo del gas naturale liquefatto (gnl) come “combustibile pulito” in favore del trasporto marittimo e terrestre. Il terminale potrà presto ricevere piccole navi metaniere in grado di “caricare i quantitativi necessari per l’approvvigionamento di strutture di rifornimento nei porti del Mediterraneo“. Uno scenario che il Movimento 5 stelle vorrebbe scongiurare: “Con questo progetto avremo il mare pieno di gasiere: navi con un potenziale di pericolosità immenso”. La “battaglia” sul rigassificatore non è ancora finita.

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