Idee, parole, ombrelli e fogli sparsi: questi gli strumenti che una ventina di scrittori italiani tra cui Marcello Fois, Christian Raimo, Antonio Scurati e Massimiliano Panarari, adotteranno nel week-end tra il 4 a il 6 aprile nelle piazze e vie di Bagnacavallo (Ravenna) per raccontare il presente dell’Italia. Un vero e proprio mosaico di voci quello ideato dallo scrittore Christian Caliandro – nel 2013 in libreria con un pamphlet inconsueto “Italia Revolution. Rinascere con la cultura” – con Un Paese (Raccontare il presente italiano): un percorso fisico che si snoda tra palchi improvvisati, gradinate delle chiese che diventano improvvisamente piccoli spalti, perfino negozi e bar che si trasformano in spazio oratorio. Ingresso libero, discorsi a braccio per ricostruire un’idea socio-culturale di un presente che sembra sempre più sfuggente e indefinibile: “Il presente sfugge, scappa dalle mani, servono allora parole”, spiega Caliandro al fattoquotidiano.it, “manca un racconto complessivo e articolato di questo momento storico”.

Diverse generazioni di scrittori e di stili, per 15 minuti di totale libertà creativa. Ecco allora le trasformazioni del Paese radicate nelle storie delle città, come nella Bari che racconterà Marcello Introna, o nella Milano di Alessandro Bertante e Antonio Scurati, le ferite de L’Aquila di Alessandro Chiappanuvoli si incontrano con quelle dell’Emilia Romagna terremotata spiegata da Giovanni Losavio, magistrato e presidente di Italia Nostra Modena in un focus dedicato. E ancora, il tema del lavoro, visto attraverso l’incidente ai cantieri Mecnavi di Ravenna raccontato da Angelo Ferracuti, il precariato narrato da Vanni Santoni, la società dello spettacolo di Cristò e Candida Morvillo, la politica di Massimiliano Panarari, il tema dell’identità e della frontiera al centro del prossimo libro di Alessandro Leogrande, e lo sguardo sulla contemporaneità di Christian Raimo.

“Coinvolgeremo la comunità di Bagnacavallo, paese natale di un acuto osservatore del reale come Leo Longanesi, a cui dedichiamo tanti suoi brevi aforismi riportati su targhette poste sulle panchine del paese”, continua Caliandro, “sarà un meccanismo biunivoco, di scambio di punti di vista. Gli scrittori portano a Bagnacavallo le loro narrazioni sul Paese del presente, Bagnacavallo offrirà il racconto di sé attraverso le sue realtà culturali economiche e sociali, la sua ricchezza umana”.

E se la trasformazione della società italiana è il nucleo centrale dell’iniziativa letteraria, i generi con cui la si racconta sembrano essi stessi mutare sempre di più, a partire dal reportage che va sempre più spedito nelle classifiche di vendita in libreria: “E’ vero, la categoria del romanzo è sempre più inadeguata per raccontare il presente italiano. L’idea, apparentemente, è quella che sta avvenendo un collasso dei classici generi letterari. Anche se il reportage letterario di quello che accadeva nel presente osservato lo ritroviamo già nella storia della letteratura italiana di titoli e autori che amo: Storia della colonna infame di Manzoni, Il ventre di Napoli della Serao, La pelle di Malaparte. Anche se credo che i nostri scrittori, registi, e perfino politici, hanno perso un po’ di quella essenziale amarezza modello “La Dolce Vita” o “8 e mezzo”, proprio quella che prova Mastroianni nei film. Ed è la causa di un blocco creativo di cui comunque risentiamo”. Un Paese ricalca il modello originario dell’omonimo racconto del primo fotolibro italiano pubblicato da Einaudi nel 1955 con le firme di Cesare Zavattini e Paul Strand e Luzzara (Re) al posto di Bagnacavallo: “Certo, è un omaggio a loro, ma ci ispiriamo anche ai grandi fotonarratori della Grande Depressione americana come Walker Evans”.

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