“Chiamano in continuazione. No… non tutti i giorni ma quasi. Dicono: “Vorrei parlare con il titolare, è lei?”. Qui, lo sai, non c’è un vero e proprio titolare… siamo tutti soci alla pari. Ma chiamano sempre me e vogliono che ci parli io… perché sono quella più tosta. Che non si fa abbindolare dalle belle parole..“.

“Cosa ti chiedono? E, soprattutto, cosa propongono?”

“Dicono di essere una società che offre consulenza d’immagine. Dicono che hanno letto le critiche su Tripadvisor. Ti fanno un sacco di complimenti… ma quante belle recensioni…. Poi passano all’attacco: certo, ci sembra di vedere che avete anche qualche critica negativa. Se volete fissare un incontro, saremmo felici di spiegarvi come operiamo…”.

Adriana ride di gusto.

“Hai capito, Gabrie’? Ti vendono delle recensioni buone per far aumentare il tuo punteggio! Scusa ma adesso ho da fare…”. E scappa a servire il tavolo accanto, dove è seduta una coppia di francesi. Mi guardo intorno. Sono nella tipica Trattoria Romana. Una delle poche rimaste. Una di quelle in cui se chiedi del sushi ti accompagnano alla porta. Dove un’insalata verde è sul menu alla voce insalata verde e non Trionfo di verdure o Letto di rucola. Il Tiramisù è servito in una coppetta e non in tre differenti recipienti perché è destrutturato (giuro: in un ristorante vicino te lo portano così, poi te lo fai da solo, come i mobili Ikea).

Guardo i quadri appesi alle pareti: Aldo Fabrizi che mangia, Alberto Sordi che mangia, altra varia romanità che mangia. No. Non credo abbiano bisogno di consulenti di immagine.

Negli ultimi giorni ho avuto modo di incontrare per motivi di lavoro due chef stellati (Antonino Cannavacciulo ed Alessandro Borghese). Con loro ho commentato la polemica che aveva riguardato Tripadvisor: critiche negative a piatti mai cucinati, critiche palesemente false, critiche a ristoranti inventati. Ho chiesto maliziosamente: “Ma non è che ce l’avete con i siti di giudizi on line perché su grande scala fanno quello che prima faceva solo un piccolo (e controllabile) gruppo di persone?”. Mi è stato risposto che, nel loro caso, le critiche di questo tipo incidono davvero poco. Hanno grande peso proprio sui ristoranti come quello di Adriana. Possono incidere fino al 30 per cento del fatturato.

Sarà. Personalmente non mi ha mai fatto piacere una critica negativa. Sia di un noto critico tv che di qualcuno che commenta questo blog. Però, penso, che almeno lo fa a ragion veduta. Perché ha letto, visto, sentito quello che dico. Ma le critiche inventate mi farebbero davvero incacchiare.

Proposta: perché non permettere di commentare solo a coloro che pubblicano la ricevuta del ristorante? Basta una semplice applicazione: foto allo scontrino e il gioco è fatto. Così vedo anche i prezzi, so che sta commentando dei piatti che ha davvero consumato e – perché no – si combatte anche l’evasione fiscale. Ci sono siti (booking.com) che già lo fanno: per scrivere di un luogo (bene o male) devi dimostrare di esserci stato.

Il più classico dei “due piccioni con una fava”. O, se preferite, “coppia di volatili comuni catturati grazie all’utilizzo di una pianta della famiglia delle leguminose”. Questione di gusti. O di menù.

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