Un’associazione, Amici di Piazza Grande, che lavora con i senza tetto di Bologna. E un’idea, più di dieci anni fa: puntare sul teatro per oltrepassare il costante disagio di una vita ai margini. Massimo Macchiavelli, all’epoca caporedattore del giornale di strada Piazza Grande, era fortemente convinto del fatto che l’analisi di se stessi e delle proprie emozioni potesse aiutare i senza tetto a reintegrarsi nella società. E così coinvolse il Comune di Bologna nel progetto di un laboratorio teatrale, che si concluse poi con un video e uno spettacolo di grande impatto sul pubblico. Con quella prima esperienza, organizzata nel 2000, non si aspettava certo di diventare, dieci anni dopo, un professionista e di girare il mondo con il proprio gruppo, portando fino in Giappone la propria esperienza di teatro sociale. La Fraternal Compagnia nasce così, un po’ per scommessa e un po’ per caso. Oltre a Massimo, ne fanno parte anche gli attori Tania Passarini, Matteo Ferrari e Olli Rasini, insieme a una decina di collaboratori esterni.

Attraverso la Commedia dell’Arte, declinata in linguaggi contemporanei, il gruppo ricerca continuamente nuovi modi di esprimere mondi interiori e affianca alla propria attività professionale una serie di progetti pensati appositamente per il recupero di chi vive ai margini. Ci sono alcuni ragazzi tossicodipendenti che si occupano degli aspetti quotidiani della compagnia, persone disabili che vengono coinvolte in laboratori di improvvisazione o di informatica, mentre i senza tetto si impegnano nella costruzione di maschere di cuoio, così come nella pratica teatrale. L’obiettivo è uscire dagli schemi assistenzialisti, dando spessore alla soggettività della persona ed eliminando le categorie con cui viene etichettata. «Il compito però è tutt’altro che facile  e la fase più delicata è quella dell’approccio – racconta Massimo – Bisogna rispettare l’individualità, evitando di giudicare e ponendosi allo stesso livello di queste realtà, senza pretendere che siano loro ad adeguarsi».

Una volta trovata la giusta chiave, inizia il piccolo “miracolo” dell’esperienza artistica. All’improvviso, tutti si ritrovano a fare i conti con la difficoltà di togliere le proprie maschere, arrivare al fulcro della propria interiorità ed esporre sentimenti ed emozioni sul palco, sotto lo sguardo di un pubblico più o meno numeroso. Resi uguali dalla difficoltà teatrale, persone di strada e persone immerse nella sfera sociale diventano complici per la prima volta. Nascono così legami, talvolta anche assolutamente impensabili. Come successe, un paio di anni fa, tra dieci poliziotti e dieci senza tetto, i quali misero in scena uno spettacolo in cui recitavano le proprie parti invertite. «È stata una delle esperienze più belle. Tutto era iniziato nel sospetto, poi invece sono nate vere e proprie amicizie – ricorda divertito Massimo – Addirittura, dopo lo spettacolo i poliziotti avevano preso l’abitudine di telefonarmi quando fermavano qualcuno: volevano sapere se lo conoscessi, che tipo fosse e che storia avesse. E in questo modo, molti sfortunati sono stati trattati in modo diverso, sicuramente con meno sospetto e più comprensione».

La lunga esperienza della Fraternal Compagnia, maturata sul campo, è ormai un punto di riferimento in Italia e all’estero. Impegnato nella promozione del nuovo spettacolo “Zan-no”, il gruppo è appena rientrato da una tournée in Giappone nelle città di Yamagata, Sakai e Osaka, dove ha avuto modo di mostrare il proprio modello di lavoro con i senza tetto. A riprova che l’arte non conosce davvero confini.

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