Poche saghe videoludiche hanno la potenza evocativa di Metal Gear. Creata nel 1987 dall’allora misconosciuto Hideo Kojima, l’epopea di Solid Snake è passata indenne dai tempi dell’MSX2 (un home computer giapponese uscito nei primi anni ’80) fino a Xbox One e Playstation 4. Nel corso di due decenni e mezzo ogni singolo episodio della serie è stato un vero e proprio evento, capace di attirare l’ammirazione, ma pure furibonde critiche, di pubblico e stampa specializzata, trasformando il suo creatore in una superstar del gaming. 51 anni, nato a Tokio, da giovanissimo Kojima rimane orfano di padre e passa intere giornate da solo, dato che la madre era costretta a lavorare ogni giorno fino a tardi per mantenere la famiglia. Il ragazzo aveva velleità artistiche ma i suoi parenti lo costringono a seguire studi tecnici e, ben presto, Kojima bilancia la sua insoddisfazione latente guardando centinaia di film, in partcolare pellicole action americane degli anni ’50. Dopo aver tentato senza successo di diventare un regista, Hideo decide di abbandonare l’università e, dopo una serie di colloqui a vuoto, viene assunto in Konami. Il colosso giapponese del gaming all’epoca gli affida solo progetti di poco conto finché, a causa dell’abbandono di un collega più anziano, Kojima si trova per le mani un gioco intitolato Metal Gear. Il titolo dovrebbe essere un semplice gioco d’azione senza troppe pretese ma, nei pochi kilobyte di memoria a disposizione dei computer dell’epoca, Hideo riesce a comprimere tutto il suo amore per i thriller politici e l’azione ragionata creando il primo vero action tattico della storia. Oggi, ventisette anni e 33 milioni di copie vendute dopo, Kojima non si è ancora stancato della sua creazione più amata e, da ormai un paio d’anni sta lavorando a Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, il nuovo episodio della saga in arrivo nel corso del 2015.

In questi giorni, però, è arrivato sul mercato Metal Gear Solid V: Ground Zeroes, prequel del prossimo capitolo della serie e primo gioco a sfruttare il nuovissimo motore tecnico FOX Engine, creato da Konami appositamente per dar vita alle visioni di Kojima e pensato per le caratteristiche hardware delle nuove console. Snake (non Solid Snake, bensì il suo padre genetico, Big Boss aka Naked Snake), insomma, debutta su Playstation 4 e Xbox One con un colpo d’occhio notevole: nonostante l’arrivo del gioco anche sulle vecchie console, Ground Zeroes riesce a ricostruire un insediamento militare caraibico in maniera plausibile e per nulla stilizzata; gli eventi atmosferici, così come le asperità del terreno sono ricreate con un dettaglio e una cura per i particolare che difficilmente si erano visti in un videogiochi. Questa ossessione per il dettagli si riverbera anche sul sistema di gioco: Kojima, infatti, ha espanso la dimensione tattica già presente nella serie, costringendo Snake (e di conseguenza il giocatore) a fare ancora più affidamento ai propri sensi, udito e vista in primis. Il binocolo diventerà il nostro migliore amico, permettendoci di tracciare le ronde delle guardie, mentre qualche secondo di attesa prima di muoverci può fare la differenza fra una fuga perfetta e una corsa rocambolesca con due jeep all’insegumento.

Ground Zeroes rappresenta un’ottima anticipazione per preparare i giocatori a quello che sarà Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, tuttavia non possiamo non segnalare che il gioco soffre di una longevità piuttosto ridotta, circa due ore di gioco (senza contare le missioni non obbligatorie), un po’ poco per un titolo venduto comunque a prezzo quasi pieno. In ogni caso, però, Kojima è riuscito per l’ennesima volta a confezionare un’esperienza ludica di straordinaria ambizione che mischia abilmente suggestioni prese da buona parte della pop culture cinematografica con l’equilibrio di una saga capace, da quasi tre decenni, di appassionare i giocatori di mezzo mondo.

Metal Gear Solid V: Ground Zeroes è disponibile per Xbox One, Playstation 4, Xbox 360 e Playstation 3.

Articolo a cura di Nicolò Carboni

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