Giuseppe Scopelliti lascerà la presidenza della Regione Calabria. Non aveva scelta: doveva annunciare le dimissioni, condannato a sei anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Adesso i partiti proveranno a rifarsi una faccia in Calabria, a propagandare la loro pulizia, la differenza dal governatore dimissionario e compari del Nuovo Centrodestra. Per esempio da Nazzareno Salerno, l’assessore regionale che ha partorito il credito sociale per “sviluppare e migliorare condizioni sociali, economiche e lavorative delle famiglie“, cioè per potenziali elettori; poi da Demetrio Arena, sindaco della Reggio Calabria sciolta per contiguità mafiose, e dai fratelli Antonio e Pino Gentile, ex socialisti e paradigmi della politica made in Calabria.

Il Pd, sfruttando il renzismo vuoto del momento, cercherà di vendere favole e fumo. Assicurerà di voltare pagina e finanche di cambiare la “storia universale dell’infamia” calabrese. Perciò, partendo dal segretario regionale Ernesto Magorno, scontato quanto accomodato, il Pd offenderà l’intelligenza comune; come se le parole potessero sostituire i fatti, come se gli sproloqui elettorali facessero ancora presa nell’elettorato, come se le masse fossero in attesa fissa di posticini, assistenza e favori.

La caduta verticale di Scopelliti aprirà, invece, un orizzonte nuovo, se si andrà a votare subito. Per la prima volta le persone comuni, cioè quelle non impastate coi partiti, avranno in Calabria grandi spazi di ascolto e di azione. Ciò per due motivi semplici: 1) il Pd calabrese è rimasto identico a se stesso, nonostante Renzi o grazie a Renzi; 2) le amministrazioni regionali passate hanno fallito, consegnando ai giovani una Calabria senza sanità, senza servizi, senza lavoro e senza più abitanti, emigrati al Nord o all’estero.

Nel contesto, il Movimento Cinque Stelle potrà avviare una grande rivoluzione culturale, se saprà imporre il discorso sulla valorizzazione della ricchezza umana vagante in Calabria: di intelligenze, saperi e volontà repressi dagli apparati di potere con subdolo ostracismo.

In particolare, il Movimento Cinque Stelle potrà realizzare in concreto l’autonomismo e la collaborazione territoriale su cui si fonda; senza lasciarsi condizionare, nelle politiche della sanità, dell’ambiente e della tutela del risparmio privato, dalla criminalità mafiosa o dal potere delle banche.

Per ultimo, il Movimento Cinque Stelle potrà perseguire con passione e conoscenza un riscatto collettivo in senso meridionalistico, convincendo i calabresi che l’impresa privata è possibile, che i beni si possono espandere e anche in questo Sud, profondo e deriso, può risorgere la speranza, la fiducia, la cooperazione e l’orgoglio popolare. Per lavorare e vivere nella legge.

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