Bayern Monaco uber alles. La squadra di Guardiola dopo essersi messo in saccoccia la Supercoppa europea a inizio stagione (contro Mourinho) e il Mondiale per club a metà, si laurea campione di Germania con sette turni d’anticipo: mai successo nella storia. E’ questo è solo uno degli impressionanti numeri da record con cui le truppe tedesche hanno asfaltato il campionato. Adesso c’è la semifinale di Coppa di Germania e i quarti di Champions, martedì l’andata contro il Manchester United, per completare una stagione perfetta, che rischia di migliorare il fantastico triplete dello scorso anno con Jupp Heynckes in panchina.

Dal santone tedesco, che ha lasciato per sopraggiunti limiti di età, al profeta catalano, che quando arrivò fu presentato come colui che avrebbe attraversato il fiume Isar a piedi, senza ponte. Unica nota stonata, la dedica a Uli Hoeness, gigante del calcio tedesco ed ex presidente del club appena condannato per evasione fiscale. First we take Manhattan, then we take Berlin, cantava Leonard Cohen. E infatti Guardiola dopo i 18 titoli vinti in Spagna con il Barcellona del tiki taka si era ritirato per un anno sabbatico a New York: e da Manhattan aveva studiato la strategia per rendere il mostruoso Bayern di Heynckes ancor più vincente. Un possesso passa ancor più radicale, verticalizzazioni ancor più rapide, un 4-1-4-1 che ha trovato nell’ex terzino Lahm il centromediano metodista fulcro del gioco e nella duttilità dei vari Muller, Gotze e Robben il falso nueve per disorientare le difese avversarie.

Certo il Bayern era già una macchina perfetta in campo e fuori, con uno stadio e un marketing capaci di generare fatturati spettacolari, bilanci in ordine e in clamoroso attivo per il dodicesimo anno consecutivo, dove si è potuto spendere altri 60 milioni per Thiago Alcantara e Mario Gotze, e per l’anno prossimo è già pronto Lewandowsky. Ma Pep ci ha messo del suo. Fino ad arrivare a Berlino, appunto. Ieri sera, quando dopo avere vinto 24 partite e pareggiate solo due in campionato (dove il Bayern non perde da 52 turni) poteva permettersi anche un pareggio sul campo dell’Herta, ma così non è stato, e si è vinta pure la venticinquesima: Kroos, Gotze e Ribery, 3 a 1 e tutti a casa. Il Meisterschale resta a Monaco come per altre ventidue volte dagli anni Sessanta in poi in quello che prima era semplicemente uno dei club più potenti d’Europa e ora, con Guardiola, sembra poter diventare una squadra destinata a scrivere la storia del calcio come lo è stato il suo Barcellona.

Nel secondo capitolo della saga di Die Hard, 58 minuti per morire, il cattivo dice a Bruce Willis: “Tu sei l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato, nel momento sbagliato”, e l’eroe maledetto risponde: “La storia della mia vita!”. Guardiola al contrario, come il Jack Lemmon di Prima Pagina, ha l’incredibile capacità di essere sempre l’uomo giusto al momento giusto, e tra le molte discriminanti sulla sua bravura o possibile fortuna, questo merito gli va sicuramente riconosciuto.

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