Al via la nuova tranche di dismissioni in casa Finmeccanica. Con la benedizione del Tesoro, azionista con il 30,2% di Viale Montegrappa. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e quello dello Sviluppo economico, Federica Guidi, hanno infatti annunciato di condividere “il piano strategico di Finmeccanica per la concentrazione” nell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza. Un piano che passa per “il deconsolidamento delle attività nei trasporti” come “un elemento essenziale” del progetto di sviluppo dell’intero gruppo. Dopo Ansaldo Energia ceduta a dicembre al Fondo Strategico incassando 277 milioni, toccherà quindi ad Ansaldo Breda e Ansaldo Sts.

Le cessioni, come spiega una nota congiunta dei due ministeri, saranno seguite “con grande attenzione” nell’aspettativa di “un accordo di partnership con un operatore internazionale che assicuri radicamento nel territorio e valorizzazione globale delle aziende del settore trasporti”. Tutto l’intero processo di vendita, infine, “potrà anche coinvolgere investitori istituzionali italiani” e “avverrà assicurando la dovuta attenzione alle problematiche sociali e di localizzazione industriale”. Intanto il gruppo guidato da Alessandro Pansa è riuscito a tornare in utile nel 2013: Finmeccanica ha archiviato l’esercizio con un profitto da 74 milioni di euro dopo 792 milioni di perdite segnate nell’esercizio precedente. I ricavi hanno registrato una lieve flessione (16 miliardi contro i 16,5 miliardi del 2012) per effetto della contrazione dei budget della Difesa sia in Europa che negli Stati Uniti.

Gli ordini del 2013 sono pero’ in salita a 17 miliardi contro i 15,869 dell’esercizio precedente. Ma sui conti del gruppo, il cui debito resta a 3,3 miliardi, pesano il peggior andamento di Ansaldo Breda, il persistere di difficoltà in alcune aree in cui opera la controllata Selex (air traffic control) e i mancati incassi relativi alla commessa indiana di AgustaWestland, oltre agli esborsi relativi alla restituzione degli anticipi e ai minori incassi sulla commessa Fyra di AnsaldoBreda. “Pur in presenza delle difficoltà sopra ricordate, il settore Aerospazio e Difesa ha realizzato una generazione di cassa positiva” come ha sottolineato la società i cui flussi di cassa complessivi sono stati negativi per 307 milioni (+91 milioni nel 2012).

Intanto sullo sfondo resta la mina dei cacciabombardieri F35. Il Pd ha elaborato un documento molto critico che punta allo snellimento della commessa. Tuttavia il Consiglio Supremo della Difesa convocato al Quirinale ha preferito non entrare nella spinosa questione che vede coinvolta anche Finmeccanica che partecipa al consorzio con otto aziende del gruppo. Attualmente il nostro Paese si è impegnato a comprare 90 esemplari che secondo la società statunitense Lockheed Martin porteranno vantaggi economici e occupazionali: per il gruppo statunitense “il programma di produzione degli F­35 italiani supporterà la creazione di oltre 6.300 posti di lavoro nell’anno di massima produzione”, con una media di 5.450 posti di lavoro tra il 2017 e il 2026. Numeri che pero’ non tornano al Pd che rileva anche la dipendenza dagli Usa che su una “tecnologia sensibile”.

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