Fascicoli di competenza di un dipartimento specifico e del suo responsabile assegnati ad altri dipartimenti. Notizie di reato importanti – dal caso San Raffaele all’affaire Ruby – che sono finiti sui tavoli e nelle mani di magistrati che non avrebbero dovuto occuparsene perché responsabili di altri dipartimenti.

Ed è per questo che Alfredo Robledo, responsabile del dipartimento per i reati contro la Pubblica amministrazione, ha deciso di segnalare agli organi competenti, compreso il Csm, “non più episodici comportamenti” con i quali il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, “ha turbato e turba la regolarità e la normale conduzione dell’ufficio” svuotando il pool anticorruzione. La notizia, riportata dal Corriere della Sera, fa emergere le tensioni che da mesi venivano contenute nelle stanze del IV piano del Palazzo di Giustizia di Milano. Uno degli ultimi casi riguarda l’inchiesta sulla turbativa d’asta per il caso Sea: il fascicolo –  nato da una trasmissione dalla Procura di Firenze per competenza territoriale – sarebbe rimasto in cassaforte per settimane per poi essere assegnato a un pm del pool reati finanziari, coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Greco. 

Secondo Robledo quindi sarebbe stata più volte violata le regola di specializzazione con l’assegnazione di fascicoli più delicati agli aggiunti Ilda Bocassini, responsabile della Dda che persegue i reati della criminalità organizzata ma che ha rappresentato la pubblica accusa nel processo a Berlusconi imputato per concussione e prostituzione minorile, e Greco. A far esplodere la guerra in Procura una nuova inchiesta su presunte tangenti nella sanità lombarda che invece è in carico alla Dda. Di qui la denuncia per la “violazione dei criteri di organizzazione vigenti nell’ufficio sulla competenza internà al Consiglio superiore della magistratura…”. L’esposto, dodici pagine e datato 12 marzo, non è però ancora arrivato ad almeno uno dei destinatari: “Al Consiglio non risulta pervenuto, allo stato, nessun esposto” dice il vice presidente del Csm, Michele Vietti, interpellato a margine di un convegno a Torino.

Nessun commento da parte di Bruti Liberati: “Non ho niente da dire” è stata la risposta del magistrato  ai cronisti che gli hanno chiesto un commento ufficiale.”Nessun commento da fare”. Sulla stessa linea il procuratore aggiunto Francesco Greco.

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