Sette autisti dell’azienda dei trasporti pubblici Seta sono stati condannati a 15 giorni di reclusione (tramutati in oltre 3.750 euro di multa), per avere fatto, secondo l’accusa, uno sciopero non autorizzato e avere così causato una interruzione di pubblico servizio. Coincidenze temporali che possono sembrare quasi beffarde: la protesta, avvenuta il 14 febbraio 2012, era servita anche a denunciare carenze nella sicurezza dei bus, che quella mattina erano stati portati in officina per essere riparati e per questo non erano entrati in servizio. “Noi abbiamo le foto di mezzi privi del sistema di blocco e sblocco delle porte, o dello sbrinamento del parabrezza. Stiamo parlando di elementi indispensabili per la sicurezza della circolazione e dei passeggeri”, scrissero allora i sindacati. Tuttavia i lavoratori furono querelati dall’azienda e dopo quasi due anni è arrivato il decreto penale di condanna, che porta la data del 13 gennaio 2014. Proprio il giorno in cui a Reggio Emilia Sylvester Agyemang, uno studente di 14 anni di Rubiera, è morto schiacciato dallo stesso bus dal quale era sceso. Forse per un difetto delle porte, in cui è rimasto incastrato.

Non è chiaro quale sarà ora la decisione dei lavoratori condannati riguardo a una eventuale opposizione al provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari. Il decreto penale di condanna infatti non prevede un processo. L’azienda – come riporta un articolo della Gazzetta di Reggio – già il 23 febbraio 2012, denunciando il blocco del 14 febbraio, aveva segnalato che le motivazioni di sicurezza erano infondate. Le aveva bollate come un semplice pretesto innescato dagli autisti per bloccare il cambio dei turni annunciato poco tempo prima. In effetti il 13 febbraio i sindacati Cgil, Cisl e Uil avevano proclamato lo stato di agitazione in tutta la provincia di Reggio Emilia contro l’azienda, che peraltro in quei mesi era appena nata dopo la fusione con le aziende di trasporto di Modena e Piacenza. Lo stato di agitazione durò per tutto il mese.

Il punto è che proprio quel tipo di carenze di cui parlavano i lavoratori e sindacalisti quel giorno potrebbero essere tra le cause della morte del giovane Sylvester. Così se adesso i lavoratori dovessero opporsi alla decisione del giudice e si dovesse andare a un pubblico processo, quelle denunce pubbliche sulla sicurezza potrebbero essere viste in una maniera diversa dalla stessa procura della Repubblica. Intanto sono quattro gli indagati iscritti a registro dal sostituto procuratore Stefania Pigozzi per la morte di Sylvester: Filippo Allegra, ormai ex amministratore delegato di Seta (che sta per decadere dalla carica in seguito all’uscita dalla compagine sociale dei soci francesi di Ratp e l’ingresso di Tper), un capofficina e due autisti. Di questi, uno guidava il bus da cui era sceso il quattordicenne, l’altro invece guidava il mezzo che lo seguiva. Proprio il capofficina aveva spiegato agli inquirenti che in caso di mancata chiusura delle porte, l’autobus decelera se è in corsa o inchioda se è appena partito. 

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