In Magistratura ci sono le correnti, “associazioni fondate su valori giuridico-culturali omogenei”. Definizione priva di senso perché indipendenza, autonomia e imparzialità sono, o dovrebbero essere, patrimonio comune di tutti i magistrati; altri “valori” non ce n’è. Ma le correnti sono utili; ai correntizzati, naturalmente. Tutti gli altri ne sono pregiudicati. Perché le correnti hanno una funzione precisa: favorire la carriera dei correntizzati. I peones, quelli che spalano fascicoli dal mattino alla sera, soffrono da sempre una concorrenza sleale: ogni volta che si tratta di progredire in carriera si vedono scavalcati dal correntizzato di turno che magari vale meno della metà di loro, ma è “politicamente opportuno” che sia “piazzato” in questo o quell’altro posto (la considerazione è di Francesco Vigorito, consigliere del Csm in quota Md, che la condivideva con i consiglieri Paolo Carfì e Roberto Rossi, in quota Movimento).

Inoltre bisogna intendersi sul concetto di “carriera”. C’è quella specificamente giudiziaria: presidente di Tribunale o Corte d’Appello, Procuratore capo, Cassazione etc. E c’è anche quella del correntocrate.

Costui è un correntizzato ab origine che ha studiato da sempre per diventare consigliere del Csm, sottosegretario, capo di gabinetto, ministro, membro o presidente di Autorità varie, cose così. Per arrivare a tanto ha scalato tutta la nomenklatura correntizia: segretario di sezione, segretario nazionale, Giunta, Cdc dell’Anm, consigli giudiziari (sono i Csm regionali, diciamo così), finalmente Csm. Dove infatti, sia chiaro, nessuno è mai arrivato senza essere un correntizzato prima e un correntocrate dopo: il Csm è feudo esclusivo delle correnti. Il che è ovvio, se no come si fa a “piazzare perché politicamente opportuno” i propri correntizzati fregando i peones?

Da qualche anno alcuni magistrati si sono stufati. Sono passati dalla critica (ragion per cui sono stati emarginati e sbeffeggiati) ai fatti. E oggi, riuniti in un comitato, Altra Proposta, presentano un nuovo sistema per le elezioni del Csm: noi sorteggiamo tra tutti un certo numero di magistrati (meno noi stessi e i sottoposti a indagini, condannati etc); e voi li votate, se credete. È gente che non ha nessun vincolo con le correnti; o forse sì ma, visto che le correnti non li hanno scelti per andare al Csm, magari ne resteranno indipendenti, proprio come dovrebbe fare ogni giudice che si rispetti. È gente che non ha debiti con gli apparati correntizi e che non si riterrà obbligata a favorire i correntizzati in danno dei peones (il che dovrebbe essere considerato reato, ma sembra che la norma sia entrata in desuetudine per i correntocrati e i correntizzati).

È gente che svolgerà il proprio lavoro al Csm proprio come, ogni giorno, svolge il suo lavoro di giudice: con indipendenza, autonomia e imparzialità. Ai correntizzati questa cosa ha fatto proprio schifo; anche perché, se mai dovesse funzionare, per loro sarebbe l’inizio della fine. Invettive, diffide e sberleffi hanno intasato le mailing list dei magistrati. Ma la cosa va avanti. Certo, alla fine potrebbe scoprirsi che i magistrati con le correnti ci si trovano bene; e che preferiscono una gestione “personalizzata” rispetto a quella derivante dall’applicazione puntuale della legge. Finisse così, potremmo scoprire con sorpresa che un certo B. non aveva tutti i torti.

Il Fatto Quotidiano, 7 marzo 2014

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