A furia di sconfessare potrebbe finire sconfessato. Come Danton, anima della Rivoluzione Francese, ghigliottinato dagli stessi rivoluzionari che aveva ispirato (pure loro si facevano chiamare “cittadini“), anche Beppe Grillo in questi giorni viene messo in dubbio da una parte del suo elettorato.

La critica è per il suo atteggiamento delle ultime settimane considerato poco democratico. Dopo l’incontro con Renzi, dove ha rifiutato di dialogare, sono arrivate le espulsioni dei 4 senatori passati dal voto online, la“scomunica” di Pizzarotti (in realtà dell’incontro coi candidati sindaci da lui organizzato) e oggi di altri cinque senatori dimissionari. I fuoriusciti stanno organizzando un gruppo che definiscono “più democratico”, una sorta di centro-Movimento, e accoglierà solo gli ex-M5s.

Alla luce di questi fatti viene spontaneo chiedersi se il M5s abbia ancora bisogno di Grillo.

Il M5s è un movimento rivoluzionario, nel senso che ha come obiettivo dichiarato quello di “mandare a casa” questa classe politica, rovesciando democraticamente il potere presente.

Destituire i leader è dunque nel Dna del Movimento. Mentre lavorano per mandare a casa i leader dei partiti, cominciano mandando a casa il loro. Pensandoci, sarebbe un atto coerente. Come lo è l’espulsione dei dissidenti: prima di ripulire il Parlamento dai furbetti, è segno di massima coerenza ripulire casa propria. E di questo gli avversari non dovrebbero rallegrarsi come invece avviene in queste ore su Twitter, a suon di battute. Dovrebbero piuttosto preoccuparsi: se quelli del M5s mandano a casa i propri, figuriamoci cosa faranno con loro.

Ma Beppe Grillo non è il leader del M5s. Non c’è niente da rovesciare, nessuno da destituire. Beppe Grillo è il fondatore, il garante e il motivatore del M5s. Parlando in termini di comunicazione, è il testimonial.

Ok, qualunque cosa sia, il Movimento ha ancora bisogno di Grillo o può andare avanti benissimo anche senza? La mia opinione è che il M5s ha ancora bisogno di Beppe Grillo.

Ne ha bisogno perché i 9 milioni di italiani che hanno votato per il M5S un anno fa hanno votato per Grillo. Oggi solo una piccola parte di elettorato va oltre il votare per lui. Considerate che gli iscritti al blog sono circa 80 mila e alle votazioni online ne partecipa circa la metà. All’ultima consultazione online sulla legge elettorale hanno votato in 30 mila. Solo una porzione di questi è la parte della base che critica Grillo. Un numero irrisorio rispetto a quello che costituisce l’elettorato della seconda/terza forza politica del paese.

Alle prossime elezioni molti voteranno M5s non solo per Grillo, ma anche per molti degli eletti che hanno avuto modo di conoscere nelle piazze o in Tv. Ma ricordiamo che i deputati del Movimento posso fare solo due legislature, quindi ciclicamente un testimonial sarà indispensabile.

Ma a parte lo sfruttamento dell’immagine di Grillo, il motivo più importante per il quale il Movimento ne ha ancora bisogno è il lavoro che fa per garantirne l’identità.

Una forza presente in Parlamento, seppur di opposizione, viene facilmente contaminata dai meccanismi della stessa politica che vuole abbattere. È facile cominciare a considerare normali certi atteggiamenti che inizialmente si volevano contrastare. Per questo è necessario che colui che deve tenere intatta l’identità del Movimento lavori dall’esterno. Un’identità opposta a quella dei vecchi partiti e motivo principale di tanti voti.

Grillo in queste settimane di contestazione ha salvato l’identità del Movimento rifiutando di scendere a patti con Renzi; ha comunicato a tutta Italia questa identità monopolizzando l’attenzione durante Sanremo; ha preso scelte difficili come quella di far votare l’espulsione dei 4 senatori.

Una forza politica come il Movimento, che deve superare il 37% se vuole governare senza alleanze, non può crescere troppo velocemente. Sarebbe un fuoco di paglia e non riuscirebbe a superare il 25%. Serve una base forte, uno zoccolo duro che lavora nel tempo per smuovere gli ultimi indecisi e andare a pescare dagli elettori degli altri partiti. Per questo setacciare, espellendo i sabotatori, seppur doloroso è indispensabile. Meglio crescere piano ma costantemente.

Sì, di tutto questo il Movimento ha ancora bisogno. Perché dico ancora? Quando l’identità sarà radicata, quando tutti gli eletti pubblicheranno come Di Maio su Facebook eventuali pizzini, mostrando di non essere affascinati dal potere, oppure quando tutti restituiranno la parte di stipendio pattuita, allora non si avrà più bisogno di Grillo e di Casaleggio. I quali probabilmente si defileranno spontaneamente.

Sono provvisori. Il Movimento stesso è provvisorio, passeggero. Quando avrà portato a termine la sua missione smetterà la sua utilità e si dissolverà. I deputati anche come abbiamo detto sono temporanei: due mandati per regolamento. È un movimento “a progetto” non a “tempo indeterminato”, a tutti i livelli.

Se si continua a pensare al M5s come a un partito è impossibile comprenderlo. Non si capiscono le espulsioni plateali (aggiungo plateali perché le espulsioni sono in tutti i partiti), non si capiscono le non alleanze, ma allo stesso modo non si capiscono le restituzioni di denaro, l’incandidabilità dei condannati, le votazioni online, gli streaming.

Grillo sparirà, e anche il M5s. Ma è ancora presto. Se vogliono fare quello che dicono, ce ne è di lavoro.

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