Incroci molto peric0losi, anzi micidiali

Abbandonarne in giro qualcuno riempito qua e là in prossimità del bordo, là dove le definizioni sono in genere più accessibili e le parole da individuare più corte, può diventare imbarazzante se, fra i tuoi familiari o i tuoi amici, si aggira il classico tipo che non avrà mai iniziato un cruciverba in vita sua, ma si diverte a riempire le caselle lasciate vuote dall’ignoranza degli altri. E quella diversa grafia, magari accompagnata da una penna di diverso colore, può farti anche andare il sangue al cervello.

Solo un passatempo? Macché. Quel rettangolo, quel rombo, quel quadrato punteggiato o disseminato di caselle nere – se il gioco è con schema –, e accolto in tante riviste dall’apparenza un po’ vintage, può rivelarsi una vera sfida alla tua intelligenza e al tuo valore. Passino le zeppe, gli scarti, i rebus: è sul cruciverba, un dannato mix di definizioni e caselle da riempire, che si misurano abilità, conoscenza, intuito. Puoi bypassare l’ordine cronologico, saltabeccando qua e là all’affannosa ricerca di qualche facile inserimento; puoi tamponare il senso di frustrazione, riempiendo le due caselline corrispondenti alla “fine delle Alpi” o ai “confini dell’Italia”; puoi puntare sul mestiere, con le risposte a “rane” (ile) o  a “malati” (egri) che tengono teneramente in vita parole desuete o peregrine. Alla fine, quando ampi spazi dello schema restano ancora miseramente vuoti, e vivi la disperata attesa di soluzioni che non vengono, può montare lo scoramento. A quel punto non ti resta che attrezzarti con manuali, dizionari o enciclopedie, anche solo per rispondere al luogo esatto in cui “Carlo Magno cadde da cavallo mentre cacciava con gli amici”.

L’ultima spiaggia, se tutto questo ancora non ti basta, è la capientissima Rete. Molte di quelle caselle vuote forse allora si riempiranno, ma potrebbe essere necessario il colpo di reni finale, lo scatto da finisseur che ti fa vincere la gara. Perché quando la definizione per divorziati è “Le divisioni degli Stati Uniti”, oppure alla richiesta di “Sole al tramonto” devi rispondere con zitellone, non c’è Treccani o Wikipedia che tenga. In questi momenti sei completamente solo, con le tue capacità di ragionamento, ed è qui che capisci se puoi ancora crogiolarti nella vittoria finale, o se questa è ormai una pia illusione.

Cruciverbisti come futuristi

L’8 febbraio 1925 la Domenica del Corriere, inserto del Corriere della Sera, esce con un nuovo passatempo per i lettori: in terza pagina spicca la scritta “L’indovinello delle parole incrociate”. L’espressione parole incrociate traduceva cross-word puzzle, nome di un gioco diffuso pubblicamente negli Stati Uniti, alla vigilia di Natale (21 dicembre 1913); lo schema era stato ideato da Arthur Wynne, curatore della sezione enigmistica del supplemento domenicale Fun del New York World. L’invenzione di Wynne, circolante in origine con il nome di word-cross (‘incrocio di parole’), aveva subito appassionato i lettori; e il successo iniziale era diventato addirittura mania del 1924, quando era stato pubblicato, a New York, il primo libro dedicato esclusivamente al nuovo gioco (The Cross Word Puzzle Book), seguito da altre due raccolte edite, sempre nel 1924, per far fronte alle richieste dei numerosi affezionati. Nello stesso anno il cruciverba era arrivato, affermandosi rapidamente, in terra inglese e francese e, nonostante il tasso di analfabetismo ancora molto alto, anche in Italia.

La nuova moda del cruciverba, chiamato all’inizio per lo più puzzle (per abbreviazione di cross-word puzzle), fu osteggiata dai cultori dell’enigmistica accademica, presenti nel nostro paese già dalla seconda metà dell’Ottocento. La semplicità del gioco, le parole-soluzione definite semplicemente da sinonimi o iperonimi, e le definizioni ambigue o generiche, apparivano molto distanti dalla tradizione scolastica di anagrammi, indovinelli e sciarade  (spesso in metrica). I primi riconoscimenti attribuiti dalla cultura “alta” alle parole crociate non avrebbero però tardato ad arrivare.

Nel 1925 Emilio Cecchi, in un articolo giornalistico (Puzzle, Il Secolo, 14 marzo), accosta il cruciverba ad avanguardie artistiche come il futurismo e il surrealismo e lo elogia per la sua natura frammentaria e insieme enciclopedica, capace com’è di evocare nozioni sconosciute e di combinarle fra loro. “[N]on c’è Puzzle – scrisse nel suo pezzo Cecchi – nel quale non dorma, in potenza, un poema”.    

Massimo Arcangeli, Sandro Mariani, Fabio Poroli

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