C’è chi chiede maggior condivisione e chi più tempo per sé. Chi lamenta il senso di solitudine e chi auspica provvedimenti concreti in termini economici. Sono alcune delle aspirazioni dei genitori single. Per scelta,vocazione, fatalità. Una realtà in forte crescita nel nostro Paese: secondo l’Istat il 13 per cento delle famiglie italiane è formato da nuclei monogenitoriali (per l’84 per cento costituiti da donne) e monoparentali. Un fenomeno rilevante eppure in parte invisibile, trascurato dalle istituzioni.

Per cercare di tracciare l’identikit delle famiglie in formato mini o a geometrie variabili, la neonata associazione Small Families ha lanciato un questionario in rete cui hanno risposto 600 persone da tutta Italia, in prevalenza donne (ma c’è anche un significativo 10 per cento di uomini). Ne è nato un rapporto qualitativo suddiviso in cinque profili-tipo ispirati alle Città invisibili di Italo Calvino, presentato a un convegno al Palazzo della Regione di Milano e promosso dal gruppo consiliare del Pd, dal titolo Small Families. Big Society.

Ecco per esempio “Eufemia”, giovane, laureata, residente al Nord e separata da almeno 5 anni, che sogna una “comune” in chiave contemporanea per sconfiggere la solitudine. O “Dorotea”, madre single fuori dal matrimonio, costretta a alla convivenza forzata con mamma e papà, che auspica maggiore autonomia. E, ancora, “Zirma”, diplomata, a caccia di facilitazioni economiche. Infine “Zenobia”, lavoratrice precaria e mamma single di lunga data; e “Marco Polo”, affamato di relazioni sociali e tempo libero, alle prese con problemi un tempo prerogativa delle sue omologhe: lavoro, spesa, bucato, figli. “La ricerca non fornisce un campione esaustivo, ma uno spaccato delle diverse tipologie di small families e delle loro esigenze”, spiega Gisella Bassanini, presidente dell’associazione Small Families e ideatrice con altri due amici di un sito che vuole trasformarsi nella piattaforma-osservatorio di questa nuova realtà sociale (www.smallfamilies.it). “Il nostro obiettivo è agire in sinergia con le istituzioni pubbliche e private, integrandone le attività o divenendo interlocutori delle realtà già operative sul territorio”, sottolinea.

Il futuro prevede di passare dal web alla pratica, con l’apertura di uno sportello non solo virtuale che offra informazioni sulle leggi per la tutela dei monogenitori in Italia e in Europa, consulenze sull’accesso al credito e sugli aiuti economici, appoggio legale, ma anche consigli su come stipulare convenzioni a prezzi vantaggiosi per chi, spesso, può contare su un solo reddito.

In Spagna per i monogenitori ci sono tariffe agevolate sui mezzi pubblici; in Svezia sono previsti aiuti economici, supporto psicologico e attività sociali. “In Italia, invece, esistono pochissimi interventi specifici”, spiega Bassanini. “Le small families sono ancora considerate delle anomalie. Di recente la Regione Lombardia ha erogato due milioni di euro da destinare a genitori separati o divorziati in difficoltà. E quelli non sposati? Tagliati fuori”.

Qualcosa però si sta muovendo. La Provincia autonoma di Trento e Bolzano ha varato una norma che prevede l’anticipo dell’assegno di mantenimento per i minori al genitore affidatario nel caso in cui l’altro non adempia ai suoi obblighi. In Veneto è stato istituito un fondo destinato a single con figli che consente di accedere a prestiti a tasso zero. A Bologna la rete Amaca (Associazione madri capofamiglia) promuove la banca del tempo e il cohousing come strumenti per conciliare lavoro e famiglia. E si sono moltiplicate reti e community in cui le small families possono trovare ascolto e confrontarsi con persone nella loro stessa situazione come Oneparent.it e genitorisingolari.com.

“C’è un grande lavoro da fare per combattere il senso di inadeguatezza dei genitori single”, scrive Emma, mamma di un’adolescente, su smallfamilies.it. “Io e mia figlia viviamo con il mio stipendio di lavoratrice precaria, un vero e proprio corso di sopravvivenza quotidiana. Inviterei a prendere il mio posto quei formatori per manager che si inventano giochi e simulazioni per temprare il carattere. Risparmierebbero soldi e io potrei riposarmi un po’”.

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