Nel sottogoverno c’è l’imbarazzo della scelta tra indagati e riciclati. Ma ora, all’improvviso, il Pd si accorge che il suo segretario presidente del Consiglio ha appena nominato sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti il senatore Antonio Gentile. Ex Pdl che ha seguito Angelino Alfano nella scissione da Silvio Berlusconi, ma che fu scelto dallo stesso Cavaliere per sostituire Nicola Cosentino al ministero dell’Economia quando questi dovette lasciare per le inchieste anticamorra. Il pressing democratico parte dalla Calabria, dove Gentile è conosciuto meglio che altrove, anche per le parentele. Il Nuovo Centrodestra può fare filotto: a infrastrutture e trasporti detiene il ministro (Maurizio Lupi), il sottosegretario (il Gentile di cui si parla), l’assessore regionale in Calabria (Pino Gentile, il fratello) e l’assessore e vicesindaco di Cosenza (Katya Gentile, la figlia di Antonio). Filo filetto. 

“Come è palesemente noto – dicono i Giovani Democratici che chiedono la revoca della nomina di Antonio Gentile –  sia il ministro Lupi, sia il neo-sottosegretario Gentile e il fratello di quest’ultimo Pino Gentile, assessore regionale alle infrastrutture, ricoprono cariche inerenti al medesimo settore e inoltre appartengono allo stesso schieramento politico. Il quadro appena delineato lascia intendere ad una gestione della materia con criteri alquanto personalistici e familiari”. Ma non solo. Pochi giorni fa Gentile ha impedito l’uscita dell’Ora della Calabria – secondo quanto ha riferito il direttore Luciano Regolo – perché avrebbe raccontato il coinvolgimento del figlio del parlamentare alfaniano in un’inchiesta sulle consulenze d’oro all’azienda sanitaria provinciale di Cosenza. La scelta di Renzi – su indicazione del Nuovo Centrodestra – è un grave errore anche per il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno che è un deputato che ha sostenuto il leader del Pd nella corsa congressuale: “E’ una scelta che il Pd calabrese, unitariamente, non condivide e che chiede sia rivista” afferma Magorno.

Ma passano poche ore e Gentile viene travolto dagli abbracci dei suoi compagni di partito. “Non è solo un riconoscimento a tutto il Nuovo Centrodestra calabrese – scrivono i senatori Piero Aiello, Antonio Caridi, Paolo Naccarato, Nico D’Ascola e Giovanni Bilardi – ma soprattutto una speranza di inversione di rotta per l’isolamento strutturale che interessa da decenni la nostra Regione”. Quindi chi, se non Gentile, può “farsi portavoce della necessità di portare a rapido compimento i lavori sull’A3 (la Salerno-Reggio Calabria) e di aprire un tavolo di interlocuzione costante con Ferrovie dello Stato per il proseguimento dell’Alta Velocità”? 

Cosentino, ex socialista, Gentile con Forza Italia è risultato sempre eletto dal 2001. Esperienze in commissione Finanze e commissione Antimafia, nel maggio 2011 viene scelto per sostituire Cosentino come sottosegretario all’Economia nel ministero allora guidato da Giulio Tremonti (ma gli va malino: dopo 6 mesi arriverà Monti). Alle Politiche del 2013 è candidato come secondo in lista al Senato: sopra di lui solo Silvio Berlusconi. Poi lascia il suo leader, segue Alfano, diventa coordinatore regionale del Nuovo Centrodestra e ora il riconoscimento per l’intensa attività politica: sottosegretario in un ministero guidato già da un esponente di Ncd, Lupi. Prima di Berlusconi altri vent’anni di politica: con il Psi, con il Psdi, con il Pri. Vale tutto. Il suo nome è stato pronunciato da alcuni pentiti di ‘ndrangheta per presunti appoggi elettorale quando militava nel Psdi agli inizi degli anni Novanta, ma l’epopea politica della famiglia Gentile – raccontava oggi il Quotidiano della Calabria – era iniziata già a metà degli anni Settanta. “E’ il 1987 quando un giovane pm di Locri, Nicola Gratteri, spicca un ordine di arresto per Antonio Gentile e gli altri vertici della banca – ricorda il giornale – L’accusa è quella di una gestione allegra, soprattutto negli affidamenti. L’impianto però non reggerà dinanzi al processo e Gentile verrà prosciolto da tutte le accuse”.

“Badiamo al sodo, d’accordo. Il lavoro, innanzitutto, e la legge elettorale e la rivoluzione che rimetterà in moto la macchina burocratica. Condivido. Ma perché, fra i tanti in fila per una casacca da sottosegretario, Renzi doveva proprio caricarsi questo Antonio Gentile da Cosenza, già scelto da Berlusconi per sostituire Cosentino dopo i noti guai giudiziari?” si chiede Corradino Mineo, senatore considerato “civatiano”. Un renziano (Magorno), un civatiano (Mineo) e manca solo il cuperliano. Ecco Dario Ginefra: “Ncd e il suo segretario Angelino Alfano liberino il Governo Renzi dall’imbarazzo determinato dal ‘caso Gentile'”.

Ed è chiaro che nella polemica sguazzano le opposizioni: “”Renzi – scrivono i parlamentari calabresi Cinque Stelle Dalila Nesci, Federica Dieni, Nicola Morra e Paolo Parentela – è diventato Presidente del Consiglio con una mossa di palazzo. Poi ha mostrato la sua vera funzione, quella di garante di una banda di potere vecchia, marcia e responsabile dello sfascio delle istituzioni e della conseguente precarietà dei giovani. Con suo fratello Pino, Antonio Gentile è in politica da un trentennio, nel quale è sempre stato incollato a poltrone e con piglio famelico, protagonista di una stagione politica fallimentare, fondata su un assistenzialismo esteso e sull’esclusione, nei fatti, della dignità delle persone”. E Celeste Costantino (Sel) ribadisce: “Banalmente, non può stare al governo di un Paese chi ha cercato di impedire l’uscita di un giornale. Quali che siano i fatti, quali che siano le ragioni. Per questo Matteo Renzi farebbe bene a revocare la nomina”.

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