Che sia chiaro fin da subito, lo Ius soli non c’entra. O meglio c’entra, ma solo simbolicamente. Perché la cittadinanza che i minori stranieri potranno chiedere a Venezia a partire dal prossimo 20 novembre a patto che i loro genitori lo vogliano, non sarà una cittadinanza vera. E non sarà nemmeno quella onoraria, come accade in occasioni di altro tipo. La dicitura scelta è ‘cittadinanza speciale‘. E da lunedì scorso il Consiglio comunale veneziano ne ha approvato il via libera. Potranno richiederla tutti i bambini stranieri nati in città. Tramite i loro genitori ovviamente.

La proposta, lanciata 11 mesi fa con una delibera portata in Consiglio comunale da Sebastiano Bonzio, consigliere di Federazione della Sinistra, è passata con 26 voti a favore (Pd, Federazione della sinistra, Udc, Psi, Movimento cinque stelle e liste civiche) e 5 voti contrari (Forza italia, Fratelli d’Italia, Lega Nord e Prima il Veneto), più due astenuti. Una scelta simbolica che si rivolge ai ragazzi da 0 a 18 anni col preciso intento di lanciare un segnale politico. “Nelle prossime settimane il Comune attraverso l’anagrafe e lo stato civile invierà circa 3mila lettere ai minori interessati e alle loro famiglie – spiega Bonzio – La cittadinanza speciale di Venezia insomma si potrà avere su richiesta dei genitori. Il valore simbolico di questo gesto è importante, non possiamo più far finta di non riconoscere su tutti i piani un gruppo di cittadini che rappresentano una risorsa per il nostro paese. E’ una follia innanzitutto sul piano umano, perché sono i compagni di classe dei nostri figli ma anche sul piano civile. Le risorse che lo stato investe su di loro, a partire dall’istruzione, senza cittadinanza si perdono nel nulla”.

I minori interessati nella Provincia di Venezia potrebbero essere anche il doppio. Per tutti, però, si tratterà di un riconoscimento parziale. Nel caso in cui la richiesta fosse inoltrata e accettata, dovrebbe essere seguita, passati i dieci anni di residenza, da una richiesta di cittadinanza ufficiale. Seguendo insomma le normali procedure della legge italiana. In Italia ad oggi, infatti, lo Ius soli non esiste, ci si basa ancora sullo Ius sanguinis e cioè la cittadinanza italiana si acquisisce per nascita solo se almeno uno dei due genitori è cittadino italiano. In caso contrario è necessario fare richiesta in Prefettura (dopo dieci anni di residenza e seguendo alcuni parametri precisi).

La cittadinanza speciale della città di Venezia non sarà niente di tutto questo. “Si tratta di un atto a costo zero che ha un forte valore simbolico – dice Simone Venturini, consigliere comunale dell’Udc – E’ il primo passo per l’integrazione futura. Stiamo parlando di bambini che sono italiani a tutti gli effetti. Di certo la legge nazionale non può essere decisa con altrettanta facilità ma questo è un segnale forte. Credo che sia arrivato il momento che la politica provveda e cominci ad occuparsi di questa questione”. Un intento, quello della maggioranza del Consiglio comunale, che però non ha convinto tutti. “Credo che la cittadinanza italiana sia un atto d’amore e condivisione di cultura e di lingua – dice Sebastiano Costalonga consigliere di Fratelli d’Italia – Avevo chiesto che il requisito minimo per la richiesta fosse aver frequentato la scuola dell’obbligo in Italia. L’emendamento è stato bocciato, allora ho votato contro”.

Con lui anche la Lega Nord: “Venezia si occupa solo di gay e immigrati” ha sbottato Emanuele Prataviera, deputato del Carroccio. A favore invece anche il Movimento 5 stelle. “L’intento del Consiglio comunale è stato allo stesso tempo simbolico ed espressione di una volontà – dice Gianluigi Placella, consigliere comunale del M5s – Con questa iniziativa Venezia apre le porte ai nati in Italia lasciando l’opportunità, più avanti, di confermare o meno la richiesta. Si tratta di un segnale di apertura importante che spinge al dibattito parlamentare“. Una segnalazione infatti arriverà fino in Parlamento. “La delibera, così approvata, verrà spedita al Parlamento e alla Presidenza della Repubblica e all’Anci – spiega Bonzio – Speriamo sia utile a riaccendere il faro sul tema spingendo Camera e Senato a legiferare finalmente su questa questione”. Prima di Venezia la stessa proposta era già stata affrontata due mesi fa a Treviso, dopo l’insediamento del nuovo sindaco Giovanni Manildo (Pd). 1800 in quel caso le lettere spedite (tra 6 e 19 anni), 21 voti favorevoli e 6 contrari. Un provvedimento che anche in quel caso, nella terra della Lega nord, più che mai, aveva fatto discutere.

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