Leggo commenti esilaranti sullo streaming Grillo-Renzi. I più teneri sono quelli secondo cui il Bomba avrebbe stracciato il Monologhista, opinione che va bene solo se ci si chiama Boschi o Nicodemo. Parliamo di cose serie. Grillo ha studiato a tavolino l’incontro – che palesemente non voleva fare – con l’unico intento di vomitare addosso al sindaco part time di Firenze tutta la rabbia dei milioni di italiani che lo hanno votato (e dei milioni di italiani che già si pentono di avere dato fiducia al Bomba). Per fare ciò, Grillo ha scientemente tolto spazio e rotto il fiato a Renzi, impedendogli di partire con le supercazzole come è solito fare – e come aveva fatto Letta nello streaming coi 5 Stelle. In questo senso, e solo in questo senso, il suo monologo ha funzionato.

Renzi ha annaspato e cercato a fatica qualche contromossa verbale (alcune le ha trovate: “Esci da questo blog” non è male. Bravo). I piddini dicono che “Grillo doveva essere più garbato”, ma applicano all’elettorato altrui quel surplus di ipocrisia istituzionale – leggi: ti infilo l’ombrello di Altan dove sai, però sorridendoti – che buona parte degli elettori 5 Stelle non hanno. E’ anzi uno dei motivi del successo del M5S: essere lo sbocco finale di una frustrazione crescente che non ne può più di salamelecchi furbastri e finzioni melliflue. Assurgere a “sfogatoio democratico” che chiama le cose per quello che sono, e dunque ormai dello pseudo bon ton se ne fotte allegramente.

Lo streaming non ha fatto altro che esasperare le posizioni delle due parti: ora i grillini lo sono ancora di più e i renzini idem. I 5 Stelle non sono affatto delusi dalla veemenza di Grillo (anzi l’hanno vissuta come liberazione) e i piddini folgorati sulla via di Matteo Peppo Pig potranno dire che loro sono gli unici democratici (anche se ogni giorno il Pd dimostra il contrario). Da una parte c’è chi dirà “finalmente qualcuno le ha cantate a quel fagiolo lesso”, dall’altra chi ripeterà che “Grillo è un dittatore che non fa parlare nessuno e il M5S è una setta”. Lo streaming non doveva servire a nulla, se non come show mediatico. Infatti così è andata. Altre considerazioni.

1) Stupisce (e per i masochisti può essere un aspetto affascinante) la capacità strepitosa del Bomba di mentire. E’ probabilmente il talento maggiore che ha. Durante i quasi dieci minuti ha agito da guitto che prova a rintuzzare gli attacchi e le “provocazioni” fingendosi simpatico e democratico: a tratti bravo verbalmente, politicamente vuoto come sempre, disastroso nella sceneggiata finale alla Mario Merola “qui c’è dolooooore”.

2) Grillo continua a non sapere minimamente dialogare. Va bene a teatro, ma politicamente è un boomerang: sarebbe stato molto più efficace un confronto gestito da Di Maio (che ho visto imbarazzato) e Di Battista o Morra. L’unica concessione autocritica di Grillo è stato chiedere scusa a Renzi se si era sentito offeso per essere stato chiamato “ebetino”: nel suo piccolo, un evento.

3) L’obiettivo di quasi tutti i media, ora, sarà quello di sottolineare il “fascismo verbale” di Grillo (“Non sono più democratico”; “Non lo sei mai stato”) per dimenticare tutte le bugie, le incongruenze e gli inciampi di Renzi. Ovvero: molto più grave la logorrea incazzosa del Monologhista di Genova che il berlusconismo yuppie del  Bomba di Rignano. Ma anche no.
(Comunque sono stati nove minuti divertentissimi. Proporrei ad entrambi di pensare a una pièce teatrale: funzionerebbe).

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