A Palazzo Borromeo, sede dell’ambasciata italiana presso la Santa sede, ogni anno si addobba a festa per la ricorrenza dei Patti Lateranensi tra lo Stato italiano e la Chiesa di Roma. Quest’anno a dominare la scena è l’affaire Dino Boffo, rimosso dalla direzione di Tv2000. Un “caso” che tiene banco più della formazione del nuovo governo. A dire la verità data e celebrazione ricordano la revisione del Concordato, firmato il 18 febbraio di trent’anni fa da Bettino Craxi per l’Italia e dal cardinale Agostino Casaroli per la Santa Sede. Ma forse è più chic riferirsi a quei Patti firmati l’11 febbraio 1929 da Benito Mussolini e dal cardinale Pietro Gasparri. A regnare in Vaticano era Pio XI. Unica voce fuori dal coro all’epoca in Segreteria di Stato fu il giovanissimo monsignor Giovanni Battista Montini, che il 21 giugno 1963 diventerà Paolo VI.

Per la seconda volta l’incontro ospitato all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede guidata da Francesco Maria Greco coincide con una fase di vuoto istituzionale. Lo scorso anno il Papa si era dimesso e l’Italia era alla vigilia del voto politico. Dodici mesi dopo il governo di Enrico Letta è dimissionario e il premier incaricato Matteo Renzi è assente seppure invitato come segretario del Partito Democratico. Secondo la tabella il tema dominante nei colloqui informali dovrebbe essere la formazione e soprattutto il programma del nuovo governo che si appresta a giurare nella mani del capo dello Stato. Ma in realtà a tenere banco è altro.

“Cosa è successo a Boffo?”. Si alternano ricostruzioni verosimili. La domanda è sulla bocca di tutti: politici, monsignori, giornalisti. C’è chi ipotizza un ruolo da protagonista nella vicenda per il direttore del Centro televisivo vaticano, don Dario Edoardo Viganò, che ha già portato la tv del Papa in super hd. Chi sottolinea i contrasti tra Boffo e il sostituto della Segreteria di Stato, ovvero il ministro dell’interno vaticano, monsignor Giovanni Angelo Becciu, la cui nipote Antonella lavora a Tv2000. Poi c’è chi affida la regia dell’operazione esclusivamente a Papa Francesco che, il 12 febbraio scorso ricevendo in udienza privata il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha ordinato in modo deciso: “Licenziate Boffo”. E ancora chi sostiene che è il cardinale Camillo Ruini l’uomo di Boffo e non viceversa. E chi sottolinea l’affinità tra la defenestrazione di Ettore Gotti Tedeschi, nel maggio 2012, dalla presidenza dello Ior e la rimozione di Boffo dal timone della Tv della Cei.

È il momento delle fotografie ufficiali: in pole Giorgio Napolitano e Pietro Parolin che da sabato indosserà la porpora cardinalizia. Poco più indietro, delegittimato da Bergoglio in persona, il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Off the record sottolineano la “serenità” di Letta e nessun “imbarazzo” nonostante la difficile fase politica italiana. “La Chiesa non ha gradito il comportamento di Renzi”, scandisce sottovoce qualche monsignore chiacchierone gustando le ottime tartine e i gamberetti che vengono serviti a ripetizione. Ora la Chiesa di Francesco e Parolin sta alla finestra a guardare cosa saprà fare il governo Renzi. Il buffet è quasi finito. Rapidi sguardi agli orologi. “Stasera inizia Sanremo”. Ma la domanda non cambia: “E adesso? Cosa sarà di Boffo?”.

Twitter: @FrancescoGrana

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