La vicenda di Giambattista Scirè, 38enne ricercatore universitario di Storia contemporanea, è la fotografia di come è trattato il merito in questo Paese. Se ne era occupato il Fatto Quotidiano un anno e mezzo fa, a proposito di un concorso di Storia, bandito dall’Università di Catania. Scirè aveva le carte in regola per vincerlo, ma arrivò secondo e l’insegnamento andò a una laureata in Architettura con master in Progettazione urbana. Fu la stessa commissione ad ammettere che quella laurea era “eccentrica” rispetto all’oggetto del bando.

In attesa del Tar, che dovrebbe pronunciarsi a fine marzo, il ricercatore siciliano intanto è stato bocciato al bando per l’abilitazione all’insegnamento universitario di seconda fascia. E se a qualcuno venisse il dubbio che Scirè così bravo non è, sarebbero gli stessi commissari a smentirlo, visto che nei giudizi lo riempiono di lodi. Allora? Tutta colpa di non precisati requisiti aggiuntivi, che a Scirè mancano. Candidato di valore, 38 pubblicazioni dal 2001, articoli pubblicati in riviste prestigiose, saggi stampati da grossi editori, però Scirè è privo di requisiti aggiuntivi che nel bando nazionale del 2011 sono previsti ma non specificati e sono stati inseriti un anno dopo in un verbale della commissione. “Si tratta di requisiti discrezionali”, dice al Fatto il senatore Pd Paolo Corsini, autore di un’interrogazione parlamentare sulla commissione di Storia contemporanea e che già un anno fa si era occupato del caso Scirè. 

Scrive Corsini: “Questi requisiti non dipendono affatto dalla capacità e dalla qualità di ricerca del singolo candidato, ma dall’aver partecipato al comitato di redazione di una rivista ritenuta scientifica o a qualsiasi convegno, purché all’estero”. Corsini non fa nomi ma è un addetto ai lavori, fa proprio il professore di Storia moderna all’Università di Parma. E tra le anomalie si segnala il caso di venti candidati che hanno superato una sola mediana (il bando ne prevede almeno due), otto abilitati con una sola monografia all’attivo (mentre Scirè ne ha sei di livello), un altro ancora con una monografia e requisiti aggiuntivi inesistenti (vantava la partecipazione al comitato di una rivista della quale in realtà non aveva mai fatto parte) e il caso, ancora più eclatante, di una candidata promossa con tre giudizi negativi, uno possibilista e uno solo positivo.

NON SONO POCHI i giudizi possibilisti che non fanno capire con chiarezza se sono positivi o negativi. “Un’abilitazione possibile”. “L’abilitazione ci puo stare”. Queste le espressioni che ricorrono nei giudizi dei commissari. Nel caso di Scirè, un commissario, Guido Formigoni, arriva a scrivere: “Produzione significativa e corposa, ma non ha nessuno dei requisiti aggiuntivi, per questo l’eccezione da realizzare per l’abilitazione sarebbe cospicua”.

Mentre Corsini si accingeva a presentare l’interrogazione, alcune settimane fa la commissione tornava a riunirsi in autotutela (dietro autorizzazione del ministero per l’Università) per sanare alcuni vizi, parte dei quali coincidono con quelli denunciati da Corsini, conferma lo stesso senatore al Fatto. Scirè adesso è disilluso. Oltre a dovere fare i conti con le ritorsioni, deve far di conto perché un altro ricorso al Tar costa parecchi soldi e un assegnista di ricerca non può attendere i tempi della giustizia. “Non mi resta che rivolgermi alla Procura della Repubblica”, dice Scirè. L’alternativa è andare via dall’Italia. E Scirè ha pensato anche a questo.


Da il Fatto Quotidiano del 15 febbraio 2014

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