Mentre alle Olimpiadi di Sochi si apre la quinta giornata di gare e i russi continuano ad esultare per la strepitosa esibizione della quindicenne pattinatrice Yulia Lipnitskaya, l’ambientalista Evgenij Vitishko si prepara a partire per un istituto penitenziario dove dovrà scontare tre anni di reclusione per un reato che lui e suoi legali ritengono fantomatico. L’accusa è quella di aver “gravemente danneggiato” una recinzione che le stesse autorità locali hanno dichiarato inesistente. Per il geologo quarantenne, da sempre attivo nel Territorio di Krasnodar e ultimamente soprattutto a Sochi, la recinzione in mezzo al bosco protetto esiste e serve per nascondere agli occhi indiscreti la dacha del governatore del Territorio, Aleksandr Tkachev.

Il 12 febbraio, giorno in cui la Guardia ecologica per il Caucaso del Nord (Ewnc) e Greenpeace Russia hanno presentato a Mosca una relazione sui danni ambientali delle Olimpiadi di Sochi, la corte del Territorio di Krasnodar ha respinto il ricorso degli avvocati di Vitishko contro la sentenza del giudice di Tuapse, cittadina a qualche ora di viaggio da Sochi, che ha sostituito la sospensione condizionale della pena comminata all’ambientalista, con tre anni di reclusione. Vitishko, membro della Ewnc, è stato dichiarato prigioniero politico dall’organizzazione russa per i diritti umani Memorial. Il caso risale all’autunno del 2011 quando Evgenij Vitishko, insieme al biologo Suren Gazaryan, anche lui membro della Ewcn, sono stati iscritti nel registro degli indagati per quella che ormai è nota come “la vicenda della recinzione del governatore”.

Dopo la denuncia di un’oscura società proprietaria della recinzione nel bosco non lontano da Tuapse, gli investigatori hanno contestato loro di averla imbrattata con delle scritte tipo “Sanja il ladro” (con riferimento al governatore) e “Questo è il nostro bosco”. Azioni che gli ambientalisti negano di aver commesso, sostenendo di aver fatto solo un’ispezione nell’area dove si era verificato un abbattimento illegale su vasta scala di pini endemici. Hanno aperto una piccola parte della recinzione per poter entrare all’interno e verificare quanto era successo. Questo perché precedentemente la Procura del Territorio di Krasnodar aveva comunicato, in risposta a una loro interrogazione, che la ricezione non esisteva e che la terra non era di proprietà di nessun privato. Mentre, secondo gli ambientalisti, il terreno è intestato al governatore Tkachev.

Il 20 giugno 2012, i due ambientalisti sono stati condannati dalla corte di Tuapse per aver danneggiato la recinzione, “agendo in collusione e con motivazioni di teppismo”, a tre anni di reclusione con la sospensione condizionale della pena e due anni di messa in prova. Ma i guai per loro non sono finiti. Suren Gazaryan è, da più di un anno, rifugiato politico in Estonia, dov’era andato per fuggire dalle nuove accuse. La situazione è peggiorata anche per Vitishko. Nel dicembre del 2013, mentre rilasciava interviste informando i media stranieri sulla catastrofe ambientale causata dalle Olimpiadi di Sochi, la corte di Tuapse ha deciso di sostituire la sospensione della pena con la reclusione. Il motivo è un episodio di quasi sei mesi fa, quando Vitishko si era presentato in questura per la firma con un giorno di ritardo.

“E’ una distrazione che lo contraddistingue”, spiega a ilfattoquotidiano.it il suo avvocato Aleksandr Popkov. Ma non è finita lì. Il 3 febbraio scorso, mentre era in questura per avvisare che dal 4 al 9 febbraio sarebbe andato a Sochi per incontrare la Cnn e la Bbc, è stato improvvisamente recluso per 15 giorni per una contravvenzione contestatagli da fantomatici testimoni. Stavolta si tratta di “turpiloquio in luogo pubblico”. All’avvocato Popkov è stato impedito di incontrare Vitisko in carcere “per dei lavori in corso”. E solo dopo aver chiamato il Procuratore di Tuapse è riuscito ad ottenere un incontro con il suo cliente. “La sentenza era stata decisa dall’alto prima che i giudici locali si esprimessero”, è il commento alla bocciatura del ricorso dell’avvocato Aleksandr Popkov che ha assistito alla seduta della corte di Krasnodar insieme a Vitishko, in video collegamento dal tribunale di Tuapse. Intanto è arrivata la risposta alla lettera sul caso Vitishko mandata dalle filiali russe del Wwf (World Wildlife Found), Greenpeace e Bbc al presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach. “La vicenda di Vitisko non è legata alla preparazione per le Olimpiadi”, scrive nella lettera Mark Adams, funzionario del Cio. E aggiunge: “Non possiamo interferire sugli affari di uno Stato sovrano”.

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