La Chiesa chiede a tutti i cittadini di Termini Imerese (Palermo) di partecipare alla mobilitazione a sostegno degli operai della Fiat ormai da anni nel limbo della cassa integrazione che scadrà a giugno. I sacerdoti, con una lettera ai fedeli, invitano i cittadini a partecipare allo sciopero generale in programma giovedì prossimo nella cittadina siciliana. La vertenza, che riguarda 1.200 lavoratori senza contare l’indotto, arriva così fin dentro le parrocchie. “Vi chiediamo di partecipare e di far partecipare le persone che incontrerete – è l’appello dei parroci – certi che il Signore non delude le speranze del popolo che lo invoca con fiducia”. Una scelta che nasce dopo avere “ascoltato i bisogni di donne e uomini delle nostre comunità, che ormai giunti allo stremo, danno segni evidenti e inquietanti di sofferenza, la quale in questi ultimi giorni è diventata sempre più ingovernabile”.

I preti nella lettera ai fedeli ricordano che il giorno dopo la manifestazione “si svolgerà un incontro a Roma al ministero dello Sviluppo economico che potrebbe essere decisivo per la risoluzione della vicenda Fiat, madre del progressivo dissesto economico della nostra zona: ormai si è alla vigilia del licenziamento dei 1.200 operai”.

“La crisi che attanaglia il nostro comprensorio è diventata sempre più grave – scrivono i parroci – noi cristiani, siamo chiamati ad agire, ad operare per il bene nostro e dei nostri figli. E’ in gioco il futuro dei nostri paesi, delle nostre famiglie. Non possiamo e non dobbiamo rimanere immobili, senza lavoro non c’è futuro”. Alla manifestazione organizzata da FimFiom e Uilm, parteciperanno artigiani, commercianti, imprenditori: l’amministrazione comunale ha coinvolto anche le scuole, con delegazioni di studenti in piazza.

Intanto al presidente del consiglio, Enrico Letta, è stata recapitata una lettera firmata dai metalmeccanici territoriali di Fim Fiom e Uilm, dal sindaco di Termini Imerese e dall’arciprete, Francesco Anfuso, per chiedere il ritorno a Palazzo Chigi della vertenza. “Nel dicembre del 2009 il governo prese atto a Palazzo Chigi del piano industriale di Fiat presentato da Sergio Marchionne, nonostante prevedesse la cessazione dell’attività produttiva dello stabilimento di Termini Imerese – si legge nella lettera – La chiusura sarebbe stata affrontata e risolta al tavolo di crisi che venne istituito presso il ministero dello Sviluppo. Ad oggi, quattro anni dopo del drammatico annuncio, la soluzione non c’è”. E il 31 gennaio scorso, nella riunione al Mise, “è emerso un dato preoccupante, la palese ammissione da parte di Invitalia del fallimento del piano di reindustrializzazione dell’area di Termini Imerese avviato nel 2009: non è stato impegnato a oggi un solo euro e non ci sono manifestazioni di interesse esecutive da qui a 36 mesi”.

“Il governo da lei guidato – si rivolgono così a Letta i firmatari della lettera – deve chiedere a Fiat di ricercare una missione produttiva per lo stabilimento in seno al comparto dell’automotive. Questo è possibile anche perché i lavoratori di Termini Imerese sono a pieno titolo dipendenti di Fiat e della Magneti Marelli e oltretutto gli impianti produttivi siciliani sono pienamente funzionanti e pronti alla ripartenza. Il grande processo di fusione con Chrysler può e deve riservare questa opportunità”.

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