Nel mio precedente intervento “Senza cultura informatica non bastano le tecnologie” argomentavo che “i bambini che entrano oggi in prima elementare sono già alfabetizzati nel mondo digitale”. Un lettore mi ha inviato la seguente osservazione: “I bambini non sono alfabetizzati, semplicemente sono in grado di utilizzare un computer per i propri scopi, come lei utilizza il telecomando del televisore.”
Pur non condividendo, ho apprezzato tale osservazione, anche perché ritengo che il blog possa essere un prezioso strumento di dialogo e di confronto. Le parole del lettore mi hanno stimolato un ulteriore approfondimento.
A tal proposito, ritengo infatti che i bambini nelle cui famiglie c’è accesso alle tecnologie digitali siano alfabetizzati rispetto ad esse, stando alla definizione che fornisce la Treccani alla voce “alfabetizzazione“: “Con alfabetizzazione si intende, in un’accezione più specifica, il processo con il quale una persona o un gruppo di persone perviene a usare l’alfabeto per leggere, ed eventualmente per scrivere”. Se uno sa leggere e scrivere può, ad esempio, capire dov’è l’ufficio cercato nell’edificio ad uno specifico indirizzo, ed eventualmente lasciare un messaggio scritto una volta arrivato là, se non trova la persona desiderata. Azioni del tutto elementari ma necessarie per potersi orientare nel mondo reale alfabetizzato.
 
Procedendo per analogia con il mondo reale si può capire cosa sia secondo me l’alfabetizzazione digitale e perché questa sia già patrimonio dei bambini in prima elementare.
Se uno sa attivare l’applicazione per l’accesso ad Internet, seguire un link, cliccare “mi piace” su un social network, compie lo stesso tipo di azioni elementari ed ottiene lo stesso tipo di risultati nel mondo dell’alfabetizzazione digitale. Secondo l’indagine Istat del 2013 “Cittadini e nuove tecnologie” almeno l’85% delle famiglie italiane con almeno un minorenne possiede un Pc ed accede ad Internet. Attenzione però: così come il semplice saper scrivere non assicura che il messaggio scritto sia compreso dal destinatario o che abbia l’effetto desiderato, così accade per le azioni analoghe nel mondo digitale. 
Capire e padroneggiare queste azioni elementari ed i loro effetti richiede quindi non più soltanto alfabetizzazione digitale, bensì educazione digitale. Anche qui l’analogia con il mondo non-digitale può contribuire a chiarire meglio il concetto.
Dopo che in prima elementare i bambini si sono alfabetizzati (hanno imparato a leggere e scrivere) inizia il loro processo educativo, cioè quella formazione che dovrebbe consegnarli alla società, al termine della scuola dell’obbligo, come cittadini in grado di muoversi del tutto a proprio agio nella comunità delle persone.
Un percorso educativo analogo, per quanto riguarda gli obiettivi finali, va previsto in riferimento a quegli elementi che stanno trasformando la nostra in società digitale.
In tale percorso di educazione digitale io tenderei ad individuare due componenti fondamentali, distinte ma interconnesse: la componente riguardante le relazioni tra tecnologie usate e loro impatto su persone e società e la componente relativa alla comprensione culturale di ciò che è “informatica” (cioè: rappresentazione, organizzazione e trattamento automatico dell’informazione, sempre secondo laTreccani).
Gli strumenti digitali in sé stessi non sono, secondo me, attori di primo piano in tale percorso educativo. Non perché siano trascurabili, tutt’altro: è proprio la loro ubiquità che rende urgenti queste discussioni. Essi vanno però interpretati come dei “mezzi”, sui quali bisogna fornire una qualche forma di educazione – pena l’inutilità del resto del processo formativo, ma non costituiscono l’oggetto primario dell’educazione digitale.
 
Semplificando all’eccesso, ma cogliendo il nucleo, in qualunque tecnologia o strumento digitale c’è sempre un “meccanismo che rappresenta, organizza e tratta automaticamente l’informazione”. La forma di tali meccanismi cambia con gli anni (per fare un esempio riguardante i sistemi operativi: 30 anni fa c’era MS-DOS e adesso c’è Windows), ma le loro caratteristiche fondanti sono sempre le stesse. 
 
Ciò che davvero conta per le persone è sapere quali sono queste caratteristiche e come impattano sulla società umana. Appunto, le due componenti che io ritengo necessario possedere e padroneggiare. Queste due componenti rimandano ad una vastità di temi quali identità digitale, privacy, etica dell’informazione, per quanto riguarda quella relativa alle relazioni 
tra tecnologie e impatto sociale; e cosa vuol dire “trattare automaticamente”, cosa è “trattabile automaticamente”, quanto è facile “trattare automaticamente”, per quella riguardante la comprensione culturale di ciò che è l’informatica.
Lascio i temi della prima serie ai relativi esperti. In futuri interventi cercherò di approfondire quelli più strettamente informatici.
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