A più di una settimana dalla denuncia all’unanimità dei rappresentanti dei lavoratori, il caso della “schedatura” dei dipendenti pubblici per le loro scelte sindacali a Parma rimane ancora una questione aperta. Le sigle Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil, Snals Confsal e Gilda degli insegnanti hanno chiesto incontri con le autorità del territorio per discutere del nuovo provvedimento introdotto solo per Parma dalla Ragioneria territoriale dello Stato, che fa capo al ministero dell’Economia e delle finanze, e che impone nuove modalità per il via libera alle trattenute in busta paga destinate ai sindacati in base alle adesioni.

Dal 15 gennaio infatti tutte le deleghe dei dipendenti pubblici per iscriversi, cancellarsi o cambiare sigla sindacale dovranno essere controfirmate dai responsabili dei propri uffici di appartenenza e non più, come avveniva prima, solo dai rappresentanti dei lavoratori. Mentre i sindacati parlano di “una grave emergenza democratica che si è abbattuta sui dipendenti pubblici del parmense”, la ragione di questa scelta, che per ora riguarda solo il territorio, non è ancora chiara. L’unica conseguenza è che da metà mese le iscrizioni ai sindacati sono di fatto bloccate.

“Nessun sindacato ha intenzione di adeguarsi alla pretesa del ministero dell’Economia, che chissà perché riguarda solo Parma – ha detto Salvatore Pizzo, coordinatore provinciale della Gilda Unams – Durante le contrattazioni negli istituti scolastici stiamo facendo mettere agli atti che come organizzazioni sindacali ci sentiamo intimidite da quanto sta accadendo nel silenzio-assenso della politica”.

Per ora infatti non ci sono state reazioni da parte di istituzioni e forze politiche. L’unica a interessarsi della vicenda è stata la deputata del Pd Patrizia Maestri, ex segretaria generale della Cgil di Parma, che ha garantito il proprio impegno per andare in fondo al problema. “In tanti anni di lavoro al sindacato non mi sono mai trovata di fronte a una situazione del genere – ha spiegato Maestri al fattoquotidiano.it – Si tratta di un provvedimento anomalo e antisindacale che riguarda solo Parma e di cui a Roma non eravamo al corrente. Cercherò di avere chiarimenti dal ministero dell’Economia e dalla Ragioneria di Stato”. A livello locale i sindacati non si sono dati per vinti.

I segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al direttore provinciale della Ragioneria territoriale di ritirare o di sospendere il provvedimento in attesa di un incontro in cui discutere dei motivi che hanno portato alle nuove disposizioni, ma per ora non c’è stata risposta. Per la prossima settimana è stato richiesto un incontro con il prefetto Luigi Viana, e giovedì le sigle hanno illustrato la situazione al dirigente dell’ambito territoriale scolastico Giovanni Desco. “L’argomento era all’ordine del giorno – ha chiarito Simone Saccani, segretario Flc Cgil – abbiamo espresso la nostra preoccupazione per le conseguenze del dispositivo, che andrebbe a ledere le tutele e i diritti dei lavoratori nell’ambito delle loro scelte di adesione ai sindacati, togliendoci di fatto il potere come delegati. Ma per avere risposte dobbiamo attendere che il Miur chieda chiarimenti alla Ragioneria”. Di fronte alle ripetute denunce dei sindacati però, gli unici grandi assenti sono i politici, che per ora, al di là di Maestri, non si sono espressi: “Nemmeno nell’Unione sovietica avvenivano queste cose – ha attaccato Pizzo – nessun partito ha preso ufficialmente posizione, né gli altri rappresentanti politici del territorio hanno detto o fatto qualcosa. Nessun esponente politico parmense sembra interessato all’esercizio della libertà”.

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