La scena: il Parlamento europeo, l’aula 4B001 del Palazzo Paul Henri Spaak a Bruxelles. Il momento: mercoledì mattina, 29 gennaio. L’occasione: un seminario organizzato dal Parlamento sulle prospettive dell’Unione bancaria, in vista delle elezioni europee. I protagonisti: decine di giornalisti da tutti i Paesi Ue e due robusti tavoli di esperti e politici, uno di funzionari delle Istituzioni comunitarie e uno di eurodeputati, tutti della commissione per gli Affari economici e monetari, che segue l’Unione bancaria.

Il programma annuncia i due relatori sui due aspetti dell’Unione bancaria di cui attualmente si discute, cioè il meccanismo per fare fronte al fallimento di una banca e le garanzie sui depositi – una portoghese, che non c’è, e un tedesco del gruppo socialista-, e i portavoce di altri gruppi dell’Assemblea comunitaria.

In tutto, i presenti sono tre tedeschi, il relatore Peter Simon, il liberale Wolf Klinz e l’esponente della sinistra Thomas Haendel, e una olandese, la popolare Corien Wortmann-Kool, mentre risultano assenti più o meno giustificati un belga fiammingo e un conservatore britannico.

Sull’Unione bancaria, corollario dell’Unione monetaria e tassello dell’Unione economica, i quattro sono tutti d’accordo. Qualche differenza di colore politico emerge tra Haendel, il deputato di sinistra, e gli altri. Qualche distinguo a titolo personale viene da Klinz, il liberale, che premette di non essere allineato con il suo gruppo.

Tutti concordano che, in caso di fallimento di una banca, non devono essere i contribuenti a pagare e quasi tutti sottolineano che, soprattutto, non devono essere i contribuenti di un altro Paese a farlo –usano sempre la parola ‘taxpayers’, mai ‘citizens’-. Tutti hanno dubbi sull’efficacia dei meccanismi messi a punto dall’Ecofin, il Consiglio dei Ministri delle Finanze dei 28, sia dal punto di vista tecnico che istituzionale.

La discussione è pacatissima: più che al Parlamento europeo, del resto, pare di stare alla Lega anseatica. Chiede un giornalista: “Nei dibattiti in commissione, a parte le differenze politiche, che, sia pure sfumate, sono comunque emerse, non c’è, su questi temi, quello spartiacque Nord – Sud di cui tanto si parla, nell’Unione ai tempi della crisi?”.

La risposta dei quattro è unanime, neppure troppo articolata: “No”, non c’è uno spartiacque Nord – Sud sull’Unione bancaria. Forse perché, se il panel fa testo, non è ‘Nord contro Sud’, ma ‘Nord senza Sud’. E dire che la solidità delle banche lascia a desiderare soprattutto in Grecia e a Cipro, in Italia e in Spagna, piuttosto che altrove nell’Ue.

Un po’ più di partecipazione, o di coinvolgimento, non guasterebbe. E’ vero che in quel giorno e a quell’ora c’è a Bruxelles il premier Letta, che incontra gli eurodeputati italiani. Ma un ‘mediterraneo’ qualsiasi poteva pure starci, al seminario.

Articolo Precedente

Spagna, il governo parla di crescita, ma gli sfratti per morosità stanno raddoppiando

next
Articolo Successivo

Europee, lista Tsipras messa a rischio dall’ultra-rottamazione

next