“Presentiamo oggi un disegno di legge con procedura di urgenza alle Camere che indica che per il governo il presidente di un ente pubblico nazionale deve essere fatto in esclusiva e non in regime di conflitto di interessi“. E’ quanto annunciato dal premier Enrico Letta sul caso Antonio Mastrapasqua, che oltre ad essere presidente dell’Inps conta anche numerosi incarichi in altri enti e società.

Il presidente del Consiglio sottolinea che la presidenza dell’Istituto nazionale della previdenza sociale deve essere un incarico “da svolgere in esclusività, e presto su questo tema il governo incontrerà le parti sociali”. Poi, riferendosi all’indagine in cui Mastrapasqua risulta indagato, assicura che “l’esecutivo non si sovrappone all’azione dell’autorità giudiziaria, che fa il suo corso e farà il suo corso”.

“Accelereremo in modo tale che si copra il vuoto normativo che c’è oggi riguardo alla fusione Inps-Inpdap”, aggiunge Letta, spiegando che “il ministro Enrico Giovannini farà una consultazione con le organizzazioni sindacali e le forze sociali a brevissimo”. Il dossier preparato e presentato dal ministro del Lavoro è stato esaminato in Cdm.

La prima reazione alle parole del presidente è di Massimo Bitonci. “Ora Mastrapasqua si dimetta. Inconcepibile che un funzionario cumuli 24 incarichi”, commenta il capogruppo della Lega Nord al Senato. E aggiunge: “Letta, con il suo annuncio, nasconde il timore di rimuoverlo e dire chiaramente che Mastrapasqua se ne deve andare subito non solo perché coinvolto in uno scandalo truffa che è costato ai contribuenti decine di milioni di euro ma anche perché questo sistema clientelare di concentrare decine di incarichi su poche persone deve finire”.

Il presidente della Commissione lavoro della Camera (ed ex ministro del Lavoro), Cesare Damiano, si è detto favorevole nei giorni scorsi a una velocizzazione della revisione del sistema di governance dell’Inps anche attraverso un periodo di commissariamento dell’Istituto. Su questo punto sono intervenuti più volte i sindacati convinti della necessità di riequilibrare i poteri nell’ente dando più spazi di controllo al Civ (Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto).

Sulla necessità di riformare la governance si era era espressa anche nei mesi scorsi la Corte dei Conti, sottolineando che il prolungamento oltre la naturale scadenza del presidente e la devoluzione dei poteri del Cda soppresso avevano “aperto spazi di interferenza con le attribuzioni riservate al direttore generale, alla dirigenza e al Civ”. Pur nella ribadita esigenza di una profonda e ampia riforma – scriveva la Corte a novembre – “appare quindi ineludibile quantomeno l’anticipata adozione di singoli correttivi, volti a ripristinare un assetto di migliore equilibrio e di maggiore chiarezza nel riparto delle competenze”.

Sulla vicenda infine la Uil pubblica amministrazione ha chiamato in causa il segretario del Pd, Matteo Renzi. “Se la politica deve dare l’esempio e deve essere al di sopra di ogni sospetto come la moglie di Cesare – ha detto il segretario generale Benedetto Attili -, chiediamo a Renzi di assumere una posizione chiara e netta rispetto alla vicenda Mastrapasqua”.

Intanto in una nota la Regione Lazio fa sapere: “Da un accertamento effettuato oggi presso gli uffici della Direzione Regionale Salute, non risultano reperibili alcuni documenti in originale relativi agli atti istruttori che hanno portato a ratificare gli accordi con l’Ospedale Israelitico (vicenda per cui indagato Mastrapasqua, ndr)nei decreti del commissario ad acta n. 89 del 2011 e n. 149 del 2012. Per questo motivo è stata presentata dal funzionario regionale responsabile del settore ospedaliero una denuncia presso i Carabinieri della Stazione di San Paolo di Roma”.

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