Nessuna priorità di trattamento. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto l’istanza di Silvio Berlusconi di trattare “con procedura prioritaria” il suo ricorso contro la legge Severino, presentato nei giorni precedenti alla dichiarazione di decadenza dalla carica di senatore. 

Nel ricorso – depositato il 7 settembre scorso presso la Giunta per le immunità e le elezioni – si sosteneva che la legge Severino, che prevede appunto la perdita delle scranno parlamentare per i condannati in via definitiva per reati non colposi, introduce sanzioni di tipo penale che non possono essere applicate in modo retroattivo, violando in particolare l’articolo 7 della Convenzione dei diritti dell’Uomo.

La difesa dell’ex premier, poi dichiarato decaduto il 27 novembre, sosteneva che fossero stati anche gli articoli  3 e 13 della Convenzione, rispettivamente il diritto a libere elezioni e la norma che prevede che “ogni persona i cui diritti e le cui libertà riconosciuti nella presente Convenzione siano stati violati, ha diritto a un ricorso effettivo davanti a un’istanza nazionale, anche quando la violazione sia stata commessa da persone che agiscono nell’esercizio delle loro funzioni ufficiali”.

La stessa Corte europea per i diritti dell’uomo ha comunicato di aver ricevuto il ricorso presentato dagli avvocati dell’ex premier contro la sentenza Mediaset. Lo scorso 1° agosto i giudici della Cassazione hanno condannato l’ex premier a 4 anni per frode fiscale: tre anni sono stati condonati grazie all’indulto. Il leader di Forza Italia – che ha presentato l’istanza per scontare un anno agli arresti domiciliari – dovrà attendere la decisione del magistrato di Sorveglianza di Milano. Strasburgo ha precisato che il ricorso per ora è stato solamente registrato, ovvero nessuna decisione è stata ancora presa in merito alla sua ammissibilità.

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