Poco importa dell’allarme dell’agenzia di rating Standard & Poor’s, del taglio delle stime di crescita da parte dell’Fmi e delle previsioni drammatiche dell’Organizzazione internazionale del lavoro sull’occupazione. Il governo continua a vedere la “luce in fondo al tunnel”, a partire dal premier Enrico Letta. “In questi ultimi tre anni l’Italia ha cominciato l’anno sotto la tempesta dell’emergenza finanziaria”, ha detto dopo l’incontro con la Commissione europea a Bruxelles, “ma quest’anno potremo fare scelte di lungo periodo per essere più competitivi”.

Il presidente del Consiglio ha poi annunciato che il Pil italiano crescerà dell’1% nel 2014 e del 2% nel 2015. Una previsione decisamente più ottimista rispetto a quella del Fondo monetario internazionale, che settimana scorsa ha rivisto al ribasso la stima per il 2014 (a +0,6%) e leggermente al rialzo quella per il prossimo anno, a +1,1 per cento. L’ottimismo di Letta non è da meno sul fronte del debito pubblico. “Quest’anno, per la prima volta dopo sei anni di crescita ininterrotta”, anche il debito si fermerà – afferma il premier – sottolineando che il rapporto deficit/Pil scenderà al 2,5 per cento.

Gli ultimi dati relativi al terzo trimestre 2013 mostrano in effetti un leggero calo dell’indebitamento (-0,4%), per la prima volta dalla fine del 2011. Ma il debito italiano resta il secondo più alto in Europa dopo la Grecia. Un’altra batosta per il governo, negli stessi giorni in cui l’Fmi diffondeva le stime, era arrivata dal capo economista di Goldman Sachs, Jan Hatzius, secondo cui l’Italia rappresenta il rischio più grande per l’Eurozona.

A smorzare l’ottimismo di Letta è stato lo stesso presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, al termine dell’incontro con il premier italiano. “Il debito dell’Italia resta alto e la competitività è bassa, per questo motivo resta un Paese vulnerabile e fragile“, afferma, sottolineando che “i dubbi negativi su Roma persistono, di investitori e cittadini”, e quindi “l’Italia deve raggiungere la stabilità strutturale con misure a lungo termine perché gli altri partner ritrovino la fiducia”. Debito pubblico e riforme strutturali – secondo Barroso – sono in particolare i due campi in cui bisogna fare progressi.

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