“Penso che alla fine ci sarà un accordo ampio o si cade già domani sera”, le parole di Renato Brunetta sulla legge elettorale sono solo il casus belli, a pochi giorni dall’arrivo alla Camera del testo dell’Italicum. Secondo il capogruppo di Forza Italia alla Camera “alla fine ci sarà Alfano, ci sarà Scelta civica e ci sarà la Lega. E’ il momento della verità, vogliamo essere ancora ricattati dai piccoli partiti? Se torniamo alla soglia del quattro torniamo indietro”. Un ultimatum che non è piaciuto a buona parte del Partito Democratico, dopo il tentativo di Silvio Berlusconi di attribuirsi la paternità delle riforme dell’agenda Renzi. Lorenzo Guerini portavoce segreteria del Pd getta acqua sul fuoco: “Forse Berlusconi non ha avuto il tempo di informare Brunetta” che l’accordo sulla legge elettorale prevede anche le riforme. “Il capogruppo plachi i suoi bollenti spiriti: nessuna corsa al voto, prima le modifiche costituzionali” che servono al Paese. Sulla questione è intervenuto anche il presidente del Senato Pietro Grasso, che a Che tempo che fa ha detto la sua per quanto riguarda l’assegnazione del premio di maggioranza. “Penserei a un aumento della soglia per accedere al premio di maggioranza, il 40% sarebbe meglio in rispetto della sentenza della Corte Costituzionale” ha detto l’ex magistrato antimafia, ora numero uno a Palazzo Madama in quota Pd. Un’uscita, quella di Grasso, che non farà piacere al segretario democratico Matteo Renzi perché va a toccare un altro caposaldo della bozza concordata con Berlusconi. 

Ad ogni modo, mercoledì il testo, ribattezzato da Matteo Renzi “Italicum” arriverà a Montecitorio. Le firme sono quelle del Pd (dopo la discussione alla direzione nazionale, che ha portato alle dimissioni di Gianni Cuperlo dalla presidenza), di Forza Italia e del Nuovo centrodestra. Il vicepremier Angelino Alfano così come il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ironizzano sulle divisioni interne al Pd: con Letta favorevole alle preferenze nella legge elettorale (posizione condivisa con Ncd), mentre Renzi è contrario: “Si riuniscano e decidano cosa fare, il Paese non può pagare le liti interne al Pd”, ha dichiarato Alfano. Ma è Denis Verdini, uscendo da Montecitorio dopo una riunione del gruppo di Forza Italia, a chiudere su questo punto: “Le preferenze? Con le liste corte non c’è spazio”. Mentre Berlusconi interviene, attraverso un videomessaggio al Tg4: “Abbiamo davanti tante sfide: le elezioni europee, le amministrative, la realizzazione di riforme che auspichiamo da anni e finalmente anche la sinistra sembra voler realizzare“. 

Emanuele Fiano (Pd) a nome del “gruppo del Pd della commissione Affari costituzionali esprime preoccupazione per le dichiarazioni dell’onorevole Renato Brunetta che contraddice in modo eclatante la base dell’accordo sulle riforme. Il testo della legge elettorale rientra in un piano che riguarda il Titolo V e la riforma del Senato. Forza Italia a questo punto deve fare chiarezza se intende andare avanti sul progetto di riforma o se sfilarsi”. I punti più contesi sono dunque le preferenze e le soglie di sbarramento. Maria Elena Boschi, responsabile Riforme della segretaria Pd, dice: “Ci sono varie proposte riguardo le soglie, le preferenze e le rappresentanza di genere e domani la sintesi verrà presentata dal capogruppo Speranza. Sappiamo che c’è condivisione con le altre forze politiche, con cui dobbiamo mantenere l’accordo complessivo sulle riforme costituzionali”. Domani è l’ultimo giorno utile per la presentazione degli emendamenti. A fare sintesi sulle minacce di “staccare la spina al governo” è però Cesare Damiano (Pd): “Tutti minacciano, sottovoce, elezioni anticipate: lo fa Renzi, se non si approva l’accordo con Berlusconi così com’è; lo fa Alfano se non si sostiene Letta. In questo modo questa ‘minaccia’ diventa una pistola scarica“. 

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