Privatizzazioni al via. Il Consiglio dei ministri ha varato i due decreti che avviano la procedura per mettere sul mercato fino al 40% di Poste italiane e fino al 49% di Enav: un’operazione, che potrebbe avvenire anche in più fasi, con cui si punta a incassare fino a 5,8 miliardi di euro, mantenendo però in mano pubblica il controllo delle due società.

Nella lunga riunione di venerdì 24 gennaio l’esecutivo ha dunque impresso una forte accelerazione a un programma che, come ha spiegato il presidente del consiglio Enrico Letta, vede in rampa di lancio anche altre operazioni, “che consentiranno all’Italia di presentare un percorso di riduzione del debito, la prima del nostro Paese dopo 6 anni di crescita continuata”. A quantificare la somma che dovrebbe entrare nelle casse dello Stato con la cessione di quote “non di controllo” è stato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni: la valutazione di Poste, sostiene, varia tra i 10 e 12 miliardi e l’incasso della privatizzazione del 40% varierà quindi “tra 4 e 4,8 miliardi”. Per l’Ente Nazionale di Assistenza al Volo (Enav), per cui potrebbe anche essere scelta la strada della trattativa diretta con gli interessati, la valutazione del governo è invece di 1,8-2 miliardi, “quindi il 49% che si vuole vendere vale circa 1 miliardo”. In totale, se tutto andrà come previsto, si tratta quindi di quasi 6 miliardi che secondo le dichiarazioni d’intenti dell’esecutivo saranno destinati alla riduzione della montagna di debito pubblico, con grande sollievo dei creditori e degli intermediari internazionali. “Questo annuncio – ha osservato in proposito Saccomanni – è stato accolto con grande interesse a Davos da parte di chi è interessato come intermediario, ma anche da parte di governi amici e autorità internazionali, perché in questo si è visto un processo per rendere più attrattivo e produttivo il nostro Paese”.

L’operazione relativa a Poste potrebbe concludersi già entro l’estate, ha confermato il ministro dell’Economia, chiarendo che tra i punti su cui si sta lavorando c’è anche il possibile allungamento della convenzione con la Cassa Depositi e Prestiti e del contratto di programma. Sicuramente, inoltre, non saranno esclusi, come del resto era ampiamente previsto, i dipendenti, a cui “sarà destinata una parte di queste azioni” anche con forme di incentivazione.

Una decisione, questa, molto gradita alla Cisl, secondo cui l’azionariato dei dipendenti “è una novità importantissima” nel panorama delle privatizzazioni italiane: “Questo modo di fare privatizzazioni – sottolinea il segretario confederale Annamaria Furlan – sicuramente rende i lavoratori protagonisti e responsabili, mantiene la maggioranza della prima azienda italiana in mano allo Stato e non indebolisce, anzi, attraverso la partecipazione può potenziare le sue capacità di crescita”. La Cgil, invece, con il segretario generale Susanna Camusso boccia l’operazione: “Non basta – si è chiesta – sapere la storia delle privatizzazioni per sapere che questa non è la strada per il rilancio della nostra economia? Vorremmo sapere di cosa si sta discutendo: se le imprese pubbliche sono utili al Paese o messe semplicemente sul mercato”. Una bocciatura condivisa anche dal Movimento 5 Stelle, secondo cui “l’unico obiettivo di questa operazione è quello di fare cassa nell’immediato per tappare i buchi del debito pubblico”.

Tra le altre misure approvate nel consiglio dei ministri, “abbiamo dato il via libera – ha detto il premier – all’operazione trasparenza e emersione rispetto ai capitali italiani all’estero. Oltre a quello di oggi ci sarà un secondo intervento che farà parte del pacchetto criminalità che approveremo tra due settimane in Cdm dentro il quale sarà introdotto il reato di auto riciclaggio”. Secondo il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, però, la sanatoria non sarebbe “un condono, nè di un’amnistia, ma di un meccanismo innovativo di collaborazione volontaria: nessuno sconto sulle imposte dovute, ma solo la riduzione delle sanzioni amministrative e la modifica delle penali“.  I proventi del rientro dei capitali “saranno usati per coprire le spese in conto capitale, per il rimborso dei debiti della Pubblica amministrazione, per l’allentamento del patto di stabilità e così via. C’è una forte valenza di sostegno alla crescita e all’investimento”.

Letta ha poi affrontato il tema del costo del lavoro. “Abbiamo applicato il primo effetto del taglio del costo sul lavoro che prevede la legge di stabilità” rinviando i termini per il pagamento della prima rata dei contributi Inail per le imprese”, ha annunciato. “Non vengono pagati dalle imprese 3 miliardi ma 2 – ha aggiunto il presidente del Consiglio -. Quindi abbiamo dato un segno molto forte alle imprese italiane per spingere su fiducia e crescita e abbiamo deciso che verranno pagati a maggio. Questo vuol dire tre mesi di liquidità in più che significa una boccata d’ossigeno”.

In cantiere, infine, anche un disegno di legge di riforma alla cooperazione allo sviluppo e l’emergenza che provvedimenti d’urgenza per le zone del modenese, già colpite dal terremoto, danneggiate ulteriormente dalle esondazioni degli ultimi giorni. Il ministro del Trasporti, Maurizio Lupi, invece, ha annunciato di aver raggiunto un accordo con l’Aiscat (Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori) sullo sconto del 20% delle tariffe per i pendolari. L’accordo riguarda tratte che arrivano al massimo a 50 chilometri con una frequenza di 20 percorsi mensili (40 tra andata e ritorno). La riduzione delle tariffe, ha spiegato ancora Lupi, per chi usa il Telepass, sarà per un periodo sperimentale fino al 31 dicembre 2015.

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