Il primo febbraio da molte città spagnole, partiranno convogli pieni di donne diretti alla stazione Atocha a Madrid contro la proposta di legge del governo Rajoy che vuole limitare l’aborto ai casi di grave pregiudizio per la salute delle donne o a quelli di violenza sessuale. El tren de La Libertad consegnerà il  messaggio Porque yo decido, al Capo del Governo, al presidente del Parlamento, alla ministra Ana Mato,  e al ministro Alberto Ruz Gallardon promotore della legge che, se approvata dal parlamento, cancellerà il diritto all’autodeterminazione delle donne spagnole.

Il messaggio sarà in più lingue, a significare che quella protesta non riguarda solo le donne spagnole ma tutte le donne. La mobilitazione si sta estendendo ad altri Paesi europei e, se non perderà di forza, potrà divenire il movimento  delle donne e degli uomini che vogliono una Europa  laica e non oscurantista. Oggi, domenica 19 gennaio, anche  le femministe francesi manifesteranno contro il governo spagnolo. In Italia, il primo febbraio, la rete WAE, nata per impulso di un gruppo di associazioni fiorentine impegnate a difendere l’applicazione della 194, sta organizzando e proponendo iniziative per fare pressioni sul governo spagnolo con proteste davanti all’ambasciata e  raccolte di firme. Si manifesterà a Roma, Milano e Firenze.

In pochi giorni la rete ha raccolto centinaia di adesioni e ha l’obiettivo di allargarsi a gruppi di altre nazioni per organizzare nella giornata dell’8 marzo, una grande manifestazione europea. Non solo per difendere il diritto di scelta delle donne nell’interruzione di gravidanza ed essere assistite adeguatamente a livello medico-sanitario ma anche per riaprire un confronto su una libertà di scelta più ampia.  Il tema è quello di  una vita affettiva e sessuale libera dall’obbligo della procreazione, e sostenuta da una reale disponibilità di reddito che permetta di scegliere la maternità. In una Europa che in nome della crisi nega il diritto al lavoro, allo studio e alla salute si sta producendo soprattutto povertà ed emarginazione, e molte giovani precarie denunciano condizioni che congelano  progetti di vita, anche quello di avere figli o figlie.  

La inadeguatezza delle politiche in tema di salute sessuale e scelta riproduttiva, colpiscono innanzitutto le donne che vivono in condizione di precarietà lavorativa, di indigenza o sono immigrate, esponendole al rischio di vittimizzazione e alla violenza di genere. Ed è per questo che D.i.Rel’associazione nazionale dei centri antiviolenza, ha aderito a WAE e si unirà alle proteste contro il governo spagnolo e chiederà al governo italiano di risolvere una volta per tutte, il problema dell’obiezione di coscienza.

Dovremo impegnarci per un Europa che rispetti i diritti e non sia ostaggio di spinte regressive, autoritarie o filo-clericali. Il parlamento europeo ha bocciato nel dicembre nero dei diritti delle donne, la risoluzione Estrela, che voleva migliorare le politiche sulla salute sessuale e procreativa, combattere le malattie sessualmente trasmissibili, curare l’educazione alla contraccezione tra i giovani e le giovani, e dare assistenza sanitaria alle donne che abortiscono.

Le forze politiche di destra e di area cattolica intransigente, sono riuscite a far bocciare la mozione anche grazie alla astensione di sei eurodeputati del pd. Il partito che in Italia dovrebbe rappresentare le forze progressiste. Cinque degli eurodeputati sono di area renziana: che poi a pensar male dei cimiteri dedicati ai feti si commetterà pure peccato, ma non si è in errore.
Facciamo rete perchè i diritti non si cedono.

#womenareurope

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