Sergio Di Cori Modigliani, ex giornalista che nel 1998 restituì il tesserino in forte polemica con l’Odg, ha scritto ieri nel suo blog: “Mettiamo da parte la nostra splendida fantasia e calda immaginazione da cartolina stereotipata e cominciamo ad innamorarci della validità dei dati oggettivi, inchiodando gli interlocutori -chiunque essi siano- a parlare di quelli.”

Vediamo dunque un po’ di dati oggettivi.

  • Il Fiscal compact e il Mes (Meccanismo europeo di stabilità) sono stati approvati il 12 luglio 2012 dalla Camera dei Deputati e il 19 luglio 2012 dal Senato della Repubblica. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha promulgato le decisioni di Camera e Senato il 23 luglio 2012.

  • In coerenza con il Fiscal compact, il 17 aprile 2012 veniva introdotto nella nostra Costituzione il principio del pareggio di bilancio.

  • Fiscal compact e Mes costeranno all’Italia decine di miliardi all’anno: ogni calcolo sarebbe approssimativo, visto che i parametri del Mes possono mutare senza che l’Italia abbia voce in capitolo. Al confronto i famigerati 4 miliardi dell’Imu sulla prima casa sono una bazzecola.

  • Due giorni fa il Movimento 5 Stelle ha denunciato alla Camera i nomi dei politici responsabili dell’approvazione di Mes, Fiscal compact e pareggio di bilancio.

  • M5S ha contestualmente presentato una mozione per chiedere al governo di rinegoziare Fiscal compact e Mes: la mozione, anche con i voti del Pd, è stata bocciata.

  • Matteo Renzi ha definito obsoleti i parametri del Fiscal compact, il quale prevede il noto limite del 3% deficit/Pil. Renzi è favorevole a sforare il 3% e Gad Lerner appoggia la sua coraggiosa idea. Tuttavia, il nuovo leader Pd ha scelto per la sua segreteria Pina PicernoMarianna Madia e Federica Mogherini, tre dei responsabili dell’approvazione di Fiscal compact e Mes.

  • Il giornalista Roberto Sommella scrive un articolo, apparso ieri su Europaquotidiano.it, dal titolo “Cinque idee per un nuovo Fiscal compact”. Sommella incita Pd e Renzi a cambiare il Fiscal compact con uno “Europe act”, proprio all’indomani del rifiuto del Pd in Parlamento di aprire una trattativa sui patti economici con l’Ue.

La stampa ha quasi totalmente ignorato:

  • La denuncia del Movimento 5 Stelle nei confronti dei responsabili di Mes, Fiscal Compact e principio di pareggio di bilancio in Costituzione.

  • La mozione M5S che ci avrebbe permesso di andare a rinegoziare i patti presi con l’Ue.

Una delle poche eccezioni è TM news. Il loro titolo è “Dopo i giornalisti M5S mette all’indice parlamentari pro Ue”.

E’ un titolo doppiamente disinformante. Viene insinuata l’idea che M5S abbia redatto una “lista di proscrizione” di parlamentari, bissando l’assurda accusa rivolta al blog di Grillo nel caso dei giornalisti “schedati” (infamia perpetrata con veri e propri stupri semantici, smontati con grande eleganza da Luisella Costamagna). Viene inoltre suggerito che trattasi di parlamentari genericamente “pro Ue”, mentre l’accusa del Movimento 5 Stelle è specifica e rivolta verso i colpevoli di contratti-capestro che danneggiano il nostro Paese. Non sono parlamentari “pro Ue”, sono piuttosto “anti Italia”. Quasi superfluo sottolineare, fra l’altro, che i nomi elencati da M5S sono consultabili da qualsiasi cittadino nei siti di Camera e Senato.

Ho chiesto a Sergio Di Cori Modigliani il motivo di tanta “distrazione” da parte della stampa.

Ecco la sua gentile risposta:

“La differenza tra un buon giornalista onesto e uno scarso – spiega Di Cori Modigliani – non consiste nel tipo di risposte che ottiene, bensì nella qualità delle domande che fa. L‘Italia (non a caso 70esimo al mondo nel ranking relativo alla libertà di stampa) è un paese dove ai giornalisti viene insegnato a non porre certe domande, a evitare certi discorsi, a eludere certi argomenti, e così -crescendo- il giornalista incorpora inconsciamente un meccanismo di auto-censura che in seguito gli aprirà le porte verso il successo professionale. Questo appartiene alla tradizione politica del nostro paese, basata sull’idea del mondo enunciata pubblicamente un paio di anni fa dal cardinal Bertone: “Chi sa non parla, chi parla, invece, non sa”. Un’affermazione che postula l’idea per cui la politica e l’informazione appartengono a un mondo occulto, di adepti, di iniziati, di una élite composta da individui che praticano il concetto di omertà.

Questo è il motivo per cui l’intera cupola mediatica – continua Di Cori Modigliani – ha scelto e deciso di non diffondere la “notizia oggettiva” relativa alla mozione chiesta dai parlamentari pentastellati ieri in aula. Se l’avessero fatto si sarebbero esposti al rischio di dover spiegare di che cosa si trattava, chi l’aveva votata, quando, come e perché. Magari ci sarebbe stato anche qualche giornalista che avrebbe ricordato, a questo popolo malato di amnesia, che Pierluigi Bersani in data 28 agosto 2011 dichiarò: “Fiscal Compact? Mai. Non firmeremo mai un accordo che sega le gambe all’Italia e la condanna”

Quattro mesi dopo la firmava e nessun organo di stampa ha ricordato la frase pronunciata 126 giorni prima. Questo è un paese che vive di omertà, di auto-censura, di silenzi, di omissioni, di cose sottaciute e non dette. Un movimento politico come il M5s che ha al primo punto la chiarezza e la trasparenza diventa pericoloso per il Potere Italiano – conclude Di Cori Modigliani – perché li obbliga a cambiare giuoco, e loro non sono né capaci né in grado di saperlo giocare.”

di Francesco Manna (@FrancescoLamana)

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