Solo ieri sul caso era intervenuto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva auspicato che l’iter per la grazia potesse essere veloce. Ma oggi per il giovane malato di tumore che si era appellato al capo dello Stato arriva il no alla richiesta di differimento della pena. Il magistrato di sorveglianza di Napoli ha rigettato l’istanza presentata dai difensori di Vincenzo Di Sarno, detenuto a Poggioreale nonostante le gravi condizioni di salute. 

Il giudice, Rosa Labonia, nel rigettare l’istanza, ha disposto il ricovero in ospedale. Nel suo decreto, il magistrato ha rilevato che “non vi sono i presupposti per l’adozione di un provvedimento d’urgenza” dal momento che il soggetto non appare in immediato pericolo di vita e, peraltro, “rifiuta la terapia propostagli”. Il magistrato ha, tuttavia, disposto il ricovero di Di Sarno in un ospedale “da individuarsi repentinamente a cura dell’amministrazione penitenziaria, sia sulla base della specializzazione oncologica della struttura, sia della rapida disponibilità al ricovero“.

Ieri sembrava si fosse aperto uno spiraglio per il detenuto napoletano di 35 anni malato di tumore che aveva clemenza al capo dello Stato arrivando a dichiarare di preferire provocatoriamente l’eutanasia alla morte in carcere. Ieri il Quirinale era intervenuto augurandosi che “l’esame della richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena, sia la procedura per la grazia, siano condotte in tempi commisurati alla gravità delle condizioni di salute di Vincenzo Di Sarno”.

Il Quirinale, inoltre, aveva sottolineato anche come “in contatto con l’Ufficio del Garante diritti dei detenuti della Campania, è emersa l’opportunità di attivare anche dinanzi alla magistratura di sorveglianza, la richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena carceraria a causa delle condizioni di salute”. “Ringrazio il presidente Napolitano – la prima reazione della madre del detenuto – ma spero non sia troppo tardi per Vincenzo e che ora si faccia presto perché non può attendere. Ho visto Vincenzo l’ultima volta venerdì. È arrivato al colloquio strisciando, è ridotto a un vegetale. Non c’é più tempo da perdere, siamo già in ritardo”. Le condizioni di Di Sarno sono critiche da tempo: “È arrivato a pesare quasi 50 chili – raccontava ieri la signora -. Quanto ancora deve aspettare che decidano sulla istanza di scarcerazione? Non mangia più, si sta consumando giorno dopo giorno, è al collasso. Doveva andare in ospedale già un mese fa, ora non vorrei che fosse tardi”. 

Il Dap ieri aveva chiuso la pratica relativa. L’istruttoria riguardava gli aspetti sanitari e comportamentali ed era stata inviata al tribunale di sorveglianza, che oggi ha respinto la richiesta. Per quanto riguarda la grazia, ora il tribunale di sorveglianza sta preparando il relativo dossier che dovrà pervenire al ministero della GiustiziaDi Sarno è recluso nel carcere napoletano di Poggioreale da quattro anni: deve scontare una pena di sedici anni per l’omicidio di un extracomunitario avvenuto a seguito di una lite. Ha già subito due interventi chirurgici (alla testa e alla colonna vertebrale).

Sulla “c’è evidentemente da apprezzare lo scrupolo con cui l’ufficio di sorveglianza ha valutato la pratica. Inoltre, trova conferma anche la puntualità della pratica per la parte che compete al Dap” afferma Eugenio Sarno, segretario della Uilpa Penitenziari, sindacato della polizia penitenziaria. “Questa vicenda deve essere da monito perché alcune cause prima di essere sposate devono essere valutate fino in fondo. Da quanto ci risulta, infatti, il detenuto non sarebbe in condizioni così gravi come si è voluto fare emergere e rifiuta le terapie, e questo probabilmente ha determinato il rigetto della richiesta di sospensione della pena”.

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