Più della metà dei criminali condannati dai tribunali britannici riesce a evitare il carcere, per decisioni dei giudici che ora la politica etichetta come “troppo soft”. I dati, relativi al 2012, sono stati resi noti grazie a una richiesta effettuata da Sadiq Khan, laburista e ministro ombra della Giustizia. Così si è venuto a sapere che in quell’anno ben 65mila persone condannate hanno evitato in un modo o nell’altro la prigione, andando a gonfiare l’esercito di chi, pur ritenuto colpevole dalla legge, spesso continua a delinquere.

Fra questi, persone violente, rapinatori e persino pedofili. Così, sempre nel 2012, circa 2.300 persone ritenute responsabili di reati a sfondo sessuale hanno potuto continuare a guardare la luce del sole. La stessa cosa è successa anche per ben 11mila persone accusate di furto nelle abitazioni e per il 51% degli spacciatori condannati. Fra le cause, sempre Khan ha citato soprattutto “il taglio dei fondi al sistema della giustizia”. Eppure, ora si teme che anche altri elementi, quali l’origine etnica e la classe sociale dei condannati, spesso siano in gioco, come persino think tank di destra quali Civitas hanno fatto intendere fra le righe.

Il direttore dell’organizzazione, David Green, dopo le rivelazioni di Khan ha subito commentato: “Questo è un fallimento del sistema, che non riesce a proteggere adeguatamente la cittadinanza. Persone che sono criminali spesso seri e recidivi non sono in carcere quando semplicemente dovrebbero esserlo. Il governo è così preoccupato di far vedere di essere duro contro il crimine, ma questi numeri mostrano semplicemente il contrario. Il governo non sente la necessità di punire severamente tutte le persone che hanno commesso dei gravi crimini”.

Difficile, comunque, parlare apertamente di razzismo e di classismo nei tribunali britannici, così anche Khan, il ministro ombra, ha puntato tutto sul taglio dei fondi al sistema giudiziario. Parlando con il Daily Telegraph, Khan ha commentato: “Alcuni dei crimini commessi sono così gravi che la gente, giustamente, si aspetta che queste persone finiscano in carcere. Ma ora si dice che questo spesso non avviene per risparmiare del denaro. La giustizia portata avanti in questo modo significa che queste persone possano essere portate e delinquere nuovamente, piuttosto che a migliorare loro stesse, il che significa più vittime e più disperazione”.

Così, sempre fra le cifre fornite dal laburista, si viene a scoprire che ben 144mila persone nel Regno Unito continuano ad avere diritto di voto, in quanto, pur essendo state condannate, non sono state incarcerate. L’imbarazzo, intanto, sta tormentando in queste ultime ore il ministro della Giustizia Chris Grayling, conservatore e tradizionalista, che si era opposto al suo predecessore Ken Clarke proprio per la sua fermezza e il suo senso della legge e dell’ordine.

Intanto, però, Grayling respinge le accuse provenienti dal Labour. “Non prenderò alcune lezioni da loro – dice – in quanto fu proprio il partito laburista, quando era al governo, a consentire un sistema che lasciava impuniti tantissimi condannati. Stiamo facendo delle riforme: aiuteremo le persone che delinquono a stare lontane dal crimine”. Ma oltre alle pene mancate, il Labour ha anche rivelato il numero di coloro che, pur essendo dei criminali spesso seriali, sono stati puniti con sentenze inferiori ai sei mesi. Fra questi, ha rivelato Khan, nel 2012, tredici pedofili, 125 persone colpevoli di violenza sessuale, 7mila di violenza privata e aggravata e 3mila ladri d’appartamento.

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