Da noi non è molto conosciuto, ma nel resto del mondo, musicalmente parlando, c’è un vero e proprio culto nei confronti di Seasick Steve da Oakland, California, eccentrico bluesman 71enne di base in Norvegia, per il quale artisti come Nick Cave, Tom Jones, Jack White o John Paul Jones farebbero di tutto per suonarci assieme. E infatti, White e l’ex ledzeppelin compaiono anche loro in questo nuovo disco intitolato Hupcap Music, la “musica da coprimozzo”, omaggio a una delle sue svariate chitarre “caserecce” che è stata costruita da un suo amico partendo dai pezzi di scarto di un’automobile.

Da eclettico cantastorie, Steve – il cui vero nome è Steven Gene Wold e deve il suo soprannome al fatto che soffre il mal di mare –  ripercorre quel percorso musicale che in vita sua lo ha portato a incrociare parecchie realtà, incastrando e sovrapponendo geniali e insistenti loop ritmici, molto coinvolgenti. Dalla California alla Norvegia, passando per Seattle, Parigi e Londra svolgendo i lavori più disparati, prima di sfondare nel mondo della musica Steven Gene Wold era un povero ragazzo scappato di casa, ma soprattutto dalle grinfie del violento patrigno. Agli inizi dei Settanta diventa homeless busker esibendosi sui marciapiedi tra le strade di Parigi. In seguito sbarca in Inghilterra dove lavora come tecnico del suono e session musician. Ma poco prima che a Seattle esplode il fenomeno Grunge, è qui che si trasferisce, avendone annusato l’aria, ed entra a far parte della band Modest Mouse.

Negli anni Novanta, però, perde ogni tipo d’interesse per quel genere di musica ed è così che decide di seguire la moglie, facendo tappa in Norvegia dove lei è nata: “Se ripenso alla mia situazione, a come mi sentivo 35 anni fa, guardandomi oggi appare tutto molto strano. Una parte di me aveva addirittura smesso di pensare che un giorno avrei fatto carriera nel mondo della musica – racconta Steve – ma poi qualcuno mi ha dato l’impulso necessario”. E dopo aver avuto un infarto nel 2004 “ero così abbattuto, ma poi le cose per magia sono cominciate a girare per il verso giusto”.

Il vecchio Steve, che ha suonato tra gli altri anche assieme a un grande come John Lee Hooker, e che si è fatto strada raggiungendo la popolarità suonando strumenti fatti in casa ricavandoli da arnesi, pezzi di ricambio o di scarto di vecchi camion o trattori, nonostante tutto pubblica il primo disco solista solo a sessanta anni suonati, nel 2006. E oggi il peso dell’età inizia a farsi sentire: “Continuo a divertirmi, certo, ma adesso vorrei prendermi una pausa per dedicarmi all’allevamento e all’agricoltura. È una sensazione incredibile arare, piantare qualcosa e poi vederlo crescere”.

Articolo Precedente

Neurologia, sperimentato farmaco per l’umore che “ringiovanisce” il cervello

next
Articolo Successivo

Musica, la forza del crowdfunding per gli artisti indipendenti

next