Dopo l’approvazione del piano scuola da parte del governo, nel suo discorso di fine anno, il ministro Maria Grazia Carrozza aveva sbandierato i risultati raggiunti: “450 milioni di euro a regime per il diritto allo studio universitario, il wireless nelle scuole, agevolazioni per i trasporti, il comodato d’uso per i libri, l’assunzione di più di 26mila insegnanti di sostegno e altre cose. Ora, però, i 26.684 insegnanti di sostegno che si sono visti promettere l’inserimento in ruolo nell’arco di un anno, sembrano essere di nuovo parcheggiati in sala d’attesa sperando che il rimpallo tra i vari ministeri si concluda rapidamente. Oltre alla disputa tra Istruzione e Mef, stavolta di mezzo c’è anche il ministero della Funzione pubblica

A lanciare l’allarme è stato di nuovo il Movimento 5 Stelle con il deputato Luigi Gallo: “Il Ministero dell’Economia – denuncia – non vuole firmare neanche la prima tranche di assunzioni (circa 4.400, ndr.). Il motivo è che la Ragioneria di Stato e il Ministero dell’Economia disconoscono i 26.684 docenti di sostegno di nuova costituzione previsti dal decreto”. Secondo Gallo, il ministero dell’Istruzione resta in ostaggio di quello dell’Economia, a dispetto dei chiarimenti e dei contenziosi pubblici. La cosa non sorprende visto che dalla “riforma Gelmini” in poi le direttive reali al sistema educativo sono state date dalle scelte di politica finanziaria e dalle necessità imposte dall’austerity. 

“Le assunzioni per il prossimo triennio – aggiunge Gallo – erano di 69mila docenti (più 16mila risorse per il personale tecnico-amministrativo). Ma da un successivo atto ispettivo fatto in commissione Cultura emerge, come accade sistematicamente, che le assunzioni reali su posti liberi a seguito di cessazioni dal servizio sono sempre inferiori alle stime, anche perché si interviene con tagli (chiamate riforme) e spending review che in definitiva allungano i tempi per il pensionamento per chi lavora nella scuola (come nel caso Quota 96).”

Secondo quanto scrive il sito orizzontescuola.it, “il Mef ritiene che ci sia un surplus di docenti nelle regioni del Sud, legato al rapporto tra alunni e docenti, che dovrebbe essere di 1 a 2. Cosa che non avviene in alcune regioni italiane. Da qui, il disconoscimento dei numeri.

A protestare per primi, tra i sindacati, c’è il Gilda che ha fatto sua la protesta del M5S. Ma anche l’Anief che, con il suo presidente Marcello Pacifico, parla di “ennesima beffa”: “Anziché dare seguito al potenziamento del corpo insegnante specializzato nel sostegno, poiché negli ultimi 10 anni il numero di alunni disabili è raddoppiato, passando da 110mila a 222 mila unità, si persevera nel mantenere in vita la politica dei calcoli ragionieristici a vantaggio dello Stato. A discapito dei cittadini più deboli.” Pacifico ricorda la segnalazione già fatta dal ‘Fatto Quotidiano’, quando si avvertiva che l’insegnamento di sostegno era finito nelle mire della “spending review” dello specialista Carlo Cottarelli.

Il Mef  –  come già detto – smentisce la ricostruzione del M5S ma rinvia tutto al ministero della Funzione pubblica. “Non abbiamo sollevato nessuna obiezione sull’assunzione dei docenti di sostegno – dicono in via XX Settembre – anzi abbiamo risposto favorevolmente alla richiesta del ministero dell’Istruzione. Tocca alla Funzione pubblica adottare i provvedimenti per le assunzioni in questione”. La storia continua.

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